Antibiotico resistenza: informazione, alleato prezioso
Nell’interesse generale, pubblichiamo una lettera della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) in risposta ad un articolo-intervista al Prof. Walter Ricciardi sull’antibioticoresistenza pubblicato su La Stampa, contenente diverse inesattezze.
L’antibioticoresistenza è considerata la terza emergenza sanitaria mondiale: preservare l’efficacia degli antibiotici è quindi una priorità per tutte le professioni sanitarie in tutti i paesi del mondo. A questo proposito la Medicina Veterinaria ha profuso molte energie ed impegno: dal 2006 è stato bandito l’uso degli antibiotici quali additivi alimentari, dal 2010 le vendite degli antibiotici ad uso veterinario vengono attentamente monitorate in tutti i Paesi Europei dall’Agenzia del Farmaco (EMA) e i risultati vengono aggregati in dati resi pubblici ed accessibili (ESVAC project).
Dal 2006 è stato bandito l'uso degli antibiotici quali additivi alimentari. Condividi il TweetProprio sulla base di tali dati è possibile osservare che a partire dal 2011 la zootecnia Italiana ha ridotto l’uso degli antimicrobici del 73%, inoltre gli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto dell’antimicrobicoresistenza prevedono un’ulteriore riduzione del 30% entro il 2020. Sottolineiamo inoltre il fatto che i dati AISA (Associazione Industrie Sanità Animale) indicano chiaramente che il mercato totale dei farmaci veterinari, sia in zootecnia che per gli animali da compagnia, è pari a poco più del 2% del totale del mercato italiano dei medicinali umani.
A partire dal 2011 la zootecnia Italiana ha ridotto l'uso degli antimicrobici del 73%. Condividi il TweetOltre a ciò, con grande impegno da parte di tutta la professione, da metà aprile è entrato in vigore il sistema della Ricetta Elettronica Veterinaria anche con la finalità di monitorare il consumo degli antibiotici.
Corre poi l’obbligo precisare in risposta alla frase comparsa su ‘La Stampa’ del 24 agosto a pagina 17: “Sebbene ci siano una legge internazionale e una nazionale che autorizzano l’uso degli antibiotici negli allevamenti solo in caso di necessità e con protocolli e controlli molto rigidi, denuncia Ricciardi, in Italia «vengono somministrati anche agli animali sani a scopo preventivo»” che la normativa che regola l’uso del farmaco in medicina veterinaria, ed in particolare negli animali destinati a produrre alimenti per l’uomo, declina con precisione le possibilità di utilizzo di antibiotici anche alla luce della valutazione del rischio per il consumatore per l’eventuale presenza negli alimenti derivati di residui di farmaci o di loro metaboliti.
Si ribadisce il divieto di somministrare agli animali antibiotici a scopo preventivo, se non quando strettamente consentito dalla legge, per casi particolari, sotto la sorveglianza e la responsabilità del medico veterinario.
Si ribadisce il divieto di somministrare agli animali antibiotici a scopo preventivo, se non quando strettamente consentito dalla legge. Condividi il TweetConsiderando inoltre l’importanza sanitaria in un’ottica One Health dell’antibioticoresistenza e l’impatto che le informazioni diffuse a mezzo stampa ed altri media possono esercitare sulla popolazione e sugli stakeholders ci auguriamo che l’affermazione riportata sempre nel medesimo articolo: “L’antibiotico-resistenza -, spiega sempre Walter Ricciardi – viene messa in moto anche da alterazioni indotte dall’alimentazione degli animali che mangiamo. Attraverso pollame, uova e carne di maiale (compreso insaccati e altri derivati), si ingeriscono «frammenti di genoma modificati che entrano nel genoma di chi li mangia»” sia dovuta ad una mancata corrispondenza tra quanto affermato dal Prof. Ricciardi e il redattore. Siamo certi che il Prof. Ricciardi si riferisse alla possibilità di trasferimento di frammenti di materiale genetico da batterio resistente a batterio sensibile, e non certo al genoma umano.
Siamo certi che il Prof. Ricciardi si riferisse alla possibilità di trasferimento di frammenti di materiale genetico da batterio resistente a batterio sensibile, e non certo al genoma umano. Condividi il TweetPienamente consapevoli del ruolo del medico veterinario nella tutela della salute pubblica del cittadino e della sicurezza alimentare del consumatore riteniamo fondamentale una corretta informazione su temi tanto delicati e di interesse generale.
Siamo certi della attenzione e dello spazio che riserverà a questa nostra comunicazione.
Fonte: FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani)