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Antibiotico-resistenza: sicuri che sia tutta colpa degli allevamenti?

Aumentano le preoccupazioni per la crescita dei batteri resistenti agli antibiotici. Lo evidenzia l’ultimo rapporto annuale dell’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare. Un problema per l’uomo, ma anche per gli animali. A questi ultimi in passato si era guardato ipotizzando una loro responsabilità già ai primi segnali di antibiotico-resistenza. Tutta colpa, si diceva, del ricorso a queste molecole non per curare gli animali, ma per accrescerne le prestazioni produttive.

Negli allevamenti l’impiego di auxinici (così si chiamano gli antibiotici usati a dosi minime, sub-terapeutiche) è vietato da una normativa europea ed è stato abbandonato dieci anni fa. Per di più, le formulazioni utilizzate negli animali non erano utilizzate nell’uomo, proprio per prevenire l’insorgenza di questi problemi.

Agli antibiotici si continua a ricorrere, ma solo per la cura degli animali, in modo mirato e sotto la responsabilità del veterinario aziendale e con il rispetto dei tempi di sospensione, per evitare che nelle carni possano residuare metaboliti di queste sostanze. E chi sbaglia paga, i controlli ci sono e funzionano.

Gli allevamenti stanno facendo la loro parte con responsabilità in un costante lavoro di razionalizzazione e riduzione dell’uso del farmaco antibiotico, ma le cause dell’importante fenomeno dell’antibiotico-resistenza vanno cercate anche in altre direzioni. Un punto cruciale è infatti l’imprudente e improprio ricorso agli antibiotici in campo umano. Troppe volte il “fai da te” ha portato a utilizzare antibiotici senza controllo medico. Magari quando non servono, come nell’influenza di stagione e con posologie errate. Ma è solo un esempio.

L’antibiotico-resistenza è così diventato un problema che gli animali condividono con l’uomo. Crescono i casi di resistenza ad alcuni antibiotici (la Colistina è fra questi, insieme alla Ciprofloxacina): un grosso guaio per l’approccio europeo “One health”, finalizzato al miglioramento globale della salute dell’uomo e degli animali nel rispetto dell’ambiente, che si ritrova con armi meno efficaci.

Per arginare il fenomeno, il Parlamento europeo ha ribadito la necessità di stimolare la ricerca di nuovi farmaci. Si è anche ipotizzato di dividere in due classi distinte gli antibiotici. Da una parte le molecole da impiegare in medicina umana e dall’altra quelle d’uso veterinario.

A beneficiarne sarebbero anche gli allevamenti. Non più sospettati per i fenomeni di antibiotico-resistenza e al riparo da una minore efficacia dei farmaci per cause a loro estranee. Tanto più che il legame fra animale-uomo-antibioticoresistenza non è del tutto noto. E la cottura delle carni elimina l’eventuale presenza di batteri che abbiano “appreso” come resistere agli antibiotici. Cottura che non deve tuttavia far dimenticare in cucina le regole base di una corretta igiene.

Angelo Gamberini

Angelo Gamberini è giornalista professionista e medico veterinario, autore di libri sull’allevamento degli animali, impegnato nella divulgazione dei temi tecnici, politici ed economici di interesse per il mondo degli allevamenti.

 

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.