Allevatori e agricoltori: custodi dei territori
Allevatori ed agricoltori, figure che spesso combaciano, vanno ben oltre la produzione di cibi di qualità. Sono infatti importanti custodi di territori e paesaggi, nonché l’ultimo presidio contro la cementificazione che sta soffocando i nostri suoli.
Da diversi anni si assiste ad un trend che fa fatica ad essere arrestato: le aree interne del territorio italiano subiscono un progressivo spopolamento. Tra i soggetti che spesso sono costretti a lasciare i propri luoghi natii troviamo agricoltori e allevatori: con la riduzione dell’attività agricola, diminuisce la popolazione delle aree rurali, si riducono i servizi al territorio e i campi, ormai abbandonati, fanno spazio all’avanzare di boschi e foreste.
Queste nuove e spontanee aree verdi spesso non vengono adeguatamente gestite né sono soggette ad una regolare attività di manutenzione e, in tale situazione, è evidente il rischio che incendi e calamità naturali possano avanzare senza alcuna barriera. Per combattere questo fenomeno sono state realizzate diverse iniziative finalizzate a valorizzare le pratiche agricole e gli allevamenti praticati da persone che diventano veri e propri custodi del territorio.
#Allevatori ed #agricoltori vanno ben oltre la produzione di #cibo. Sono anche importanti custodi di #territori e #paesaggi, ed ultimo presidio contro la #cementificazione. Condividi il TweetSul nostro canale Youtube potrete trovare bellissime testimonianze su queste tematiche. Come quella di Michele Bonati, o dei fratelli Giacomo e Andrea Beltrame (riportiamo i video qui sotto) che spiegano come l’importanza del ruolo di allevatore-agricoltore vada ben oltre quello della produzione alimentare. Quello agricolo è infatti un patrimonio che gli allevatori contribuiscono a preservare, impedendo così che i territori vengano abbandonati con tutti i danni paesaggistici, ambientali e sociali che ne deriverebbero.
Facciamo un esempio concreto: per preservare l’integrità e la produttività dei campi un agricoltore, di norma, pulisce i confini e i fossi e ciò consente di ridurre i pericoli di allagamento delle strade limitrofe nonché di assicurare decoro ambientale al paesaggio. Un terreno agricolo, inoltre, rappresenta un argine contro eventuali progetti di cementificazione.
Iniziative per favorire la presenza di allevatori e agricoltori nelle aree interne
Enti pubblici, privati e associazioni territoriali hanno ben chiara l’importanza del ruolo svolto da allevatori e agricoltori tanto da cercare di incentivarne l’attività per contrastare l’abbandono delle superfici agricole. Ad esempio, quest’anno la Regione Abruzzo ha stanziato sette milioni di euro per erogare incentivi ad agricoltori e allevatori delle aree montane svantaggiate che, in tal modo, riceveranno un’indennità compensativa a sostegno dei maggiori costi e a compensazione dei minori ricavi derivanti dalle situazioni di oggettivo svantaggio che ostacolano o comunque rendono più difficile la produzione.
Come ha spiegato Emanuele Imprudente, vicepresidente della Giunta regionale con delega all’Agricoltura, una delle ragioni che ha spinto la Regione Abbruzzo a stanziare tali fondi è quella di garantire un “presidio di biodiversità e baluardo contro lo spopolamento e il rischio idrogeologico e dell’erosione dei suoli, il mantenimento dell’agricoltura di montagna” ma non solo: tutto ciò diviene un contributo “alla protezione dell’ambiente e all’adattamento ai cambiamenti climatici.”.
Gli #allevatori rappresentano una #SentinellaAmbientale di straordinario valore. Condividi il TweetSpostandoci in Basilicata, è di pochi mesi fa il DDL per la tutela e la valorizzazione della pastorizia e della transumanza come patrimonio regionale in quanto “presidio permanente e insostituibile sull’intero territorio lucano” e per l’importante funzione strategica per la tutela dell’ambiente, del paesaggio e delle produzioni agroalimentari”.
“Il pastore assolve una funzione sociale, territoriale e ambientale; da qui, la proposta di istituire un apposito elenco regionale e di realizzare una rete delle aziende zootecniche, anche georeferenziata”, si legge nella nota di accompagnamento alla misura del DDL lucano.
“Salendo” al Nord – nello specifico in Veneto – è stato lanciato il progetto Fitoche, con l’obiettivo di salvare la montagna veneta, gli allevamenti e le produzioni, mettendo insieme “cinque caseifici veneti di montagna, gli allevamenti ed il mondo della ricerca universitaria”. Lo scorso maggio, commentando l’iniziativa, il Professor Giulio Cozzi, Ordinario di Zootecnica Speciale all’Università di Padova, ha sottolineato che l’agricoltura di montagna ha “un fondamentale ruolo di tutela e manutenzione del territorio”, e che l’allevatore rappresenta una sentinella ambientale di straordinario valore. “Deve allarmarci il fatto che negli ultimi vent’anni abbiamo perso un quarto della superficie a prato/pascolo ed è diminuito il presidio degli allevatori in montagna”, sottolinea Cozzi: “È indispensabile che la zootecnia di montagna trovi un nuovo equilibrio, che le riconosca il giusto valore e ne consenta una corretta gestione”
Alleva la Speranza
Ad aggravare le difficoltà che attanagliano il settore, negli ultimi anni, in alcune aree dell’Italia centrale si sono abbattute le conseguenze delle forti scosse di terremoto che hanno raso al suolo interi centri abitati. Per molte imprese delle aree appenniniche coinvolte, tenacia e passione possono non bastare: per sostenere allevatori e allevatrici che hanno subito il terremoto del 30 ottobre 2016 e per far sì che possano portare avanti le loro attività ed allontanare il pericolo di spopolamento e abbandono, Legambiente ed Enel, dal 2018, hanno lanciato il progetto Alleva la Speranza.
Grazie alle donazioni dei cittadini e a quelle di Enel e Legambiente, da tre anni molti allevatori riescono ad ottenere un concreto aiuto e sostegno per poter riavviare le loro attività nei loro territori. Un simbolo dell’Italia che tiene alla propria terra, da valorizzare e prendere cura, per il bene dell’intera collettività.