TOP

Allevamenti intensivi in Italia: cosa e come sono veramente

 Il vecchio concetto di “intensivo” associato agli allevamenti non esiste più: oggi i capi sono allevati in ambienti circoscritti, come stalle o recinti, dove ci sono efficienza, benessere e sostenibilità.

Il termine “intensivo” viene ancora troppo spesso utilizzato in modo improprio, per stare ad indicare un tipo di allevamento che ormai nella pratica non esiste più. Normalmente questo aggettivo viene utilizzato in modo negativo, per qualificare un tipo di allevamento contrapposto a quello estensivo all’aperto, dove gli animali al contrario sono tenuti al chiuso e in condizioni deplorevoli. In realtà oggi il termine “allevamenti intensivi” non dovrebbe più essere utilizzato, ma sostituito dalla dicitura “allevamenti protetti”, oppure “controllati”, o “confinati” o meglio ancora “di precisione”.

Infatti questo tipo di allevamenti oggi sono notevolmente cambiati rispetto al passato. La modalità di allevamenti si svolge in ambienti circoscritti, come stalle chiuse o aperte, o recinti, in grado di consentire un maggior controllo della salute animale. Soprattutto viene consentita l’applicazione di un regime alimentare adeguato ad ogni specie, che permette un ritmo di crescita equilibrato e un buon incremento ponderale giornaliero degli animali. Questo anche grazie all’aiuto della tecnologia applicata in allevamento, che tenendo tutto sotto controllo in modo preciso e automatizzato, consente di migliorare l’efficienza, il benessere e la sostenibilità, riducendo gli sprechi.

Normalmente l’allevamento “intensivo” viene contrapposto all’allevamento “estensivo”, termine che viene associato al pascolo, ossia una condizione che crea nell’uomo un’impressione di minor sfruttamento e di maggior benessere per gli animali. In realtà non è sempre vero e non è possibile stabilire a priori che gli animali all’aperto, che hanno sicuramente più spazio a disposizione, stiano necessariamente meglio di quelli allevati in stalla. Al vantaggio del maggior spazio si contrappongono infatti altri svantaggi connessi al minor controllo sull’animale che questo allevamento comporta: ad esempio la minor possibilità di cura dalle malattie e dai parassiti, l’esposizione alle intemperie e ai predatori, la possibile non adeguata disponibilità di alimenti ed acqua in termini quantitativi e qualitativi.

Negli #allevamenti di precisione, spesso chiamati erroneamente #AllevamentiIntensivi, i capi sono allevati in #stalle o recinti dove c’è massimo controllo di #salute e #BenessereAnimale. Condividi il Tweet

Nella realtà produttiva dell’allevamento bovino si può dire che l’allevamento intensivo e quello estensivo, che sono vissuti dal consumatore come antitetici, in realtà sono spesso tra loro integrati e complementari. Nel caso del bovino, ad esempio, l’allevamento “estensivo” o al pascolo è rivolto soprattutto agli animali giovani, come la linea vacca-vitello e in particolare durante la stagione riproduttiva. Il sistema “Intensivo” invece è applicato nelle fasi più avanzate del ciclo produttivo, quando l’animale necessita di una dieta più ricca per sostenere il proprio accrescimento.

 I Paesi con grandi pianure, con territori a bassa fertilità o elevata acclività, hanno sviluppato sistemi prevalentemente estensivi, mentre i Paesi con pianure limitate ed alta fertilità si sono orientati su sistemi intensivi. Viene in pratica seguita la stessa logica per cui le città e le industrie occupano i terreni migliori, ad alta intensità abitativa e produttiva, mentre i sistemi rurali sono presenti nei territori più difficili con bassa intensità abitativa e produttiva.

Nessuno è migliore o peggiore dell’altro, ma ognuno è adatto alle condizioni del luogo in cui si trova, così da integrarsi e sfruttare al meglio le proprietà che il territorio offre. Insomma, due sistemi di allevamento che coesistono e si completano a vicenda, in modo da ricavarne solo vantaggi. Grazie alle nuove conoscenze che la continua attività di ricerca realizza in merito, è stato possibile rimediare agli errori del passato e a migliorare il benessere degli animali, rendendo orgogliosamente il modello zootecnico italiano tra i più virtuosi.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.