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Campi e stalle: cose per giovani

In Italia agricoltura e zootecnia sono cose da giovani. Nel Belpaese, infatti, sono circa 55mila le aziende condotte da agricoltori ed allevatori con meno di 35 anni di età. Realtà spesso molto innovative, con una forte attenzione all’ambiente e alla conservazione della biodiversità.

Valentina Stinga, classe 1989, una laurea in Economia Aziendale conseguita alla “Bocconi”; coltiva ortaggi e verdure sulle colline di Sorrento. Filippo Laguzzi, laurea in agraria, oggi guida con il fratello un’azienda di “acquaponica”, dove pesci e piante vivono insieme. Gloria Merli, una giovane architetto che ha introdotto l’allevamento dell’alpaca (un camelide da lana) nella sua azienda in Val Tidone, sull’Appennino piacentino. Sono i nomi di alcuni giovani dei quali si è occupata la cronaca recente per testimoniare l’originalità del loro percorso e la formidabile crescita del numero di ragazzi e ragazze che ora si dedicano ad agricoltura e allevamenti.

I numeri sono di tutto rispetto. Sono circa 55mila le aziende condotte da agricoltori con meno di 35 anni di età. Aziende per gran parte multifunzionali, dove si produce e si trasforma, si dà ospitalità e si è attenti al sociale. Con una forte attenzione all’ambiente e alla conservazione della biodiversità.

A spingere in questa direzione alcune opportunità che hanno radici nella politica agricola comunitaria (la famosa e perennemente criticata PAC). Come le risorse che i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) dedicano all’imprenditoria agricola giovanile. Alle quali si aggiungono altre iniziative, fra queste la cessione in forme agevolate dei terreni coltivabili di proprietà pubblica.

Opportunità che i giovani hanno colto assorbendo con largo anticipo tutte le risorse previste dai PSR. Un terzo delle domande presentate sono così rimaste senza risposta per esaurimento dei fondi. Difficoltà che tuttavia non hanno fiaccato l’entusiasmo dei giovani, che intanto si sono dedicati ai corsi scolastici di agricoltura.

Rispetto a dieci anni fa, le iscrizioni ad un corso di laurea in agraria sono aumentate del 20%. Numeri ancora più alti si hanno nelle scuole superiori di agraria, che oggi contano più di 45mila studenti. Il 36% in più di quelli presenti cinque anni fa. Una corsa verso l’agricoltura che fa primeggiare l’Italia, oggi al primo posto nell’Unione europea per numero di giovani alla guida di un’azienda agricola. E per di più con una forte presenza femminile. Di questi giovani c’è un gran bisogno per “svecchiare” la nostra agricoltura.  Un dato per tutti: nelle aziende guidate da agricoltori con meno di 35 anni, dice una ricerca di Nomisma, si hanno risultati economici doppi rispetto alla media.

Una svolta generazionale che è solo agli inizi e che imprimerà, dunque, un forte impulso alle produzioni agricole e soprattutto agli allevamenti. Perché saranno soprattutto questi ultimi a beneficiarne è presto detto. Se droni e trattori a guida autonoma muovono i primi passi sui campi, i robot sono da tempo nelle stalle più evolute, dove provvedono a somministrare alimenti con precisione o a mungere le vacche quando le stesse ne hanno voglia, portandone il benessere a livelli impensabili.

Ci sono poi tutti i processi digitali già in atto con i quali l’allevamento è controllato in ogni momento. Podometri comunicano al computer aziendale i movimenti degli animali, macchine dotate di miscelatori e bilance elettroniche preparano la dieta con precisione maniacale; sensori posizionati ai punti di alimentazione segnalano anomalie nell’assunzione dei pasti, centraline di climatizzazione provvedono ad azionare i sistemi di ventilazione in modo autonomo, telecamere intelligenti avvertono quando un parto si fa difficile. E l’elenco potrebbe continuare.

Il risultato non si ferma all’aumentato benessere degli animali, ma si spinge sino a migliorare il loro stato di salute. Conclusione: meno farmaci, meno spese e produzioni animali ancor più salubri di quanto prevedano le già rigide norme italiane. Accade negli allevamenti di bovini, di suini e di specie avicole. Ovunque si produca carne o latte.

Bello, ma complicato. Districarsi fra report nutrizionali e sanitari, tenere sotto controllo la grande mole di dati che il computer aziendale sforna ogni giorno, interpretare e gestire queste informazioni insieme a quelle di mercato, indispensabile per garantire sufficienti margini all’azienda, è cosa che richiede doti e preparazione non comuni. Padri e nonni non sempre hanno dimestichezza con computer e big data, tecnologie digitali o altre “diavolerie” simili, e volentieri cedono il passo ai giovani.

Non senza aver loro ricordato che poi sarà sempre necessario “sporcarsi le mani”, come un tempo. Un bel po’ del fascino del lavoro in stalla o sui campi sta anche in questo.

Angelo Gamberini

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull’allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.