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L’Etiopia risponde alla “dieta universale” di EAT-Lancet

Pubblichiamo la traduzione della lettera pubblicata su Thomson Reuters Foundation del ministro dell’agricoltura del governo etiope. Che, riferendosi alla “dieta universale” spacciata per salvifica e sostenibile in tutto il mondo dalla commissione EAT-Lancet, spiega come la zootecnia abbia permesso al suo popolo di sconfiggere fame e malnutrizione.

Lo scorso anno ho partecipato all’inaugurazione dell’innovativo Centro per la ricerca sul pollame, che è stato aperto nella nostra capitale, Addis Abeba. Come scienziato esperto in produzioni animali, è stato un giorno emozionante perché so cosa il pollame e il bestiame possano fare per milioni di etiopi – a livello economico e nutrizionale – se riuscissimo a rendere gli animali da allevamento più produttivi e sostenibili.

Abbiamo già sviluppato una varietà indigena di pollo proveniente dall’Etiopia occidentale chiamata Horro, che è due volte più produttiva dei suoi predecessori. Nel corso dei prossimi cinque anni, speriamo di poter raddoppiare la produzione di pollame in Etiopia in modo sostenibile.

L’Etiopia, un tempo sinonimo di fame e miseria, negli ultimi decenni è divenuta una storia dinamica di successo, leader nella battaglia alla povertà e alla malnutrizione. Nel raggiungimento di questo risultato, il bestiame ha un ruolo importante. Le nostre mucche, pecore, capre, polli, cammelli e altri animali portano ricchezza a tutti gli attori della catena del valore del bestiame, in modo particolare alle donne rurali che non hanno altre opportunità di guadagno. Inoltre creano posti di lavoro per la gioventù rurale. E per i nostri bambini, un uovo o un bicchiere di latte al giorno possono fare la differenza, aiutando a prevenire l’arresto della crescita e deficit cognitivi permanenti.

È qualcosa a cui penso ogni giorno. Come produrre un mix sano di cibi per una popolazione in crescita, senza esaurire le risorse naturali o intensificare il cambiamento climatico. Sono quindi felice di vedere che, questa settimana, gli esperti si stanno riunendo ad Addis Abeba per discutere un recente report della Commissione EAT- Lancet sui sistemi di produzione di alimenti.

La valutazione del report del ruolo del bestiame include molti punti validi, riguardo l’alimentazione e in particolare il cambiamento climatico. Dovrebbe essere lodato per aver rivolto l’attenzione all’urgente bisogno di scelte nutrizionali sostenibili.

Ma riflette una tendenza che vedo spesso quando parlo con colleghi europei e americani delle ambizioni dell’Etiopia nell’allevamento: una visione dell’allevamento che va dall’ambivalente al totalmente negativo. Manca quindi un’importante opportunità di contestualizzare i variegati sistemi di produzione alimentari che caratterizzano il mondo al di fuori dei ricchi Paesi sviluppati.

Gli etiopi consumano in media un decimo della carne consumata nei Paesi sviluppati, perciò aumenti moderati nel consumo di latte e carne creano l’opportunità di porre rimedio alla malnutrizione e all’arresto della crescita, uno dei nostri principali impegni, come enunciato nella Dichiarazione Sequota.

Il report è certamente un passo nella direzione giusta, ma non è abbastanza globale nelle prospettive. Per esempio, mette in evidenza il potenziale delle uova per ridurre l’arresto della crescita e afferma che molti africani potrebbero trarre benefici assumendo più “proteine animali”. Ma potrebbe insistere di più su come, nel mondo in via di sviluppo, il latte, la carne e le uova siano ingredienti necessari nelle diete sane e sostenibili per cui tutti ci battiamo, e di come assicurino la sussistenza di milioni di persone in Africa e Asia.

Nei prossimi 50 anni, la crescita nel consumo alimentare del mondo avrà luogo in queste regioni. E la maggior parte degli alimenti verrà coltivato nei cosiddetti “colture e sistemi di produzione animale dei piccoli proprietari” – piccole fattorie a gestione familiare dove il bestiame sarà cresciuto in stretta, quasi simbiotica relazione con le coltivazioni. Aiutarli ad aumentare la produzione di carne, latte e uova aiuterà milioni di persone a fuggire dalla povertà e ad avere un’alimentazione sana e sostenibile.

Il report ha fatto un eccellente lavoro nell’evidenziare le sfide dei sistemi di produzione alimentare ma ha minimizzato come l’allevamento possa aiutare a raggiungere gli obiettivi che tutti condividiamo. Se vogliamo costruire un sistema alimentare globale più sostenibile, dobbiamo apprezzare maggiormente la diversità di questi sistemi, incluso l’allevamento.

La mia speranza è che il report, data l’attenzione che sta ricevendo, possa portare ad un’apertura, per uno scambio più produttivo sul ruolo dell’allevamento nei Paesi in via di sviluppo. Infatti, vi invito a visitare la campagna etiope. Vedrete un mondo in cui l’allevamento non è parte del problema. È parte della soluzione. E vedrete che è un mondo più grande, complesso e promettente di quello descritto nel report.

Gebregziabher Gebreyohannes

Ministro di Stato (Ministero dell’agricoltura – Governo etiope) e membro del consiglio dell’International Livestock Research Institute.

Articolo originale: “Ethiopia, once a byword for hunger, has become a leader in the fight against malnutrition

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.