GLEAM, il progetto FAO per l’allevamento sostenibile
Tra le molte attività della FAO, è certamente degno di nota il progetto GLEAM (Global Livestock Environmental Assessment Model) che ha l’obiettivo di analizzare, mediante l’analisi del ciclo di vita, gli impatti ambientali della produzione di carni nel mondo e di individuare le possibili azioni di miglioramento. Rimandando per informazioni approfondite ai documenti ufficiali disponibili sul sito del progetto, in questa sede si vogliono riportare i dati e le conclusioni rilevanti soprattutto in termini di emissioni di gas serra.
Un primo dato riguarda le emissioni complessive del settore zootecnico, stimate in circa 7.000 milioni di tonnellate annue (7 Gt), che corrispondono a circa il 14% delle emissioni di gas serra di tutte le attività dell’uomo. In questo valore rientrano anche le emissioni associate al cambio di uso dei suoli, che avviene a seguito della sostituzione delle foreste con pascoli o campi per la coltivazione delle materie prime per mangimi animali.
Un aspetto rilevante riguarda le differenze nelle produzioni tra le varie aree, sia in termini di specie allevate che di modelli di allevamento: in Sud America prevale l’allevamento del bovino da carne, con di sistemi di allevamento per lo più di tipo estensivo; in Asia la produzione è piuttosto focalizzata su bovini da latte e suini; il Nord America è un grande produttore di bovini da carne in sistemi “industriali”, mentre la produzione in Europa è di tipo semi-intensivo, con una ripartizione tra le specie abbastanza equilibrata, con una leggera prevalenza dei suini.
A queste variazioni in termini di produzione corrispondono ovviamente anche delle differenze in termini emissivi. Nei Paesi in cui prevale l’allevamento estensivo le emissioni per unità di produzione siano più alte rispetto alle regioni in cui il sistema è maggiormente industrializzato. È da ricordare però che l’eccessiva ricerca dell’efficienza produttiva può mettere a rischio la sicurezza dei prodotti (utilizzo di sostanze illecite), o il rispetto del benessere animale.
Una conclusione di tipo politico – strategico a cui si può giungere è che gli interventi per migliorare la sostenibilità del settore zootecnico devono essere tarati sulle peculiarità e le esigenze delle regioni cui si fa riferimento. Ad esempio, una riduzione dei consumi pro-capite sarebbe auspicabile nelle regioni in cui essi sono molto elevati (ad esempio il Nord America); dove invece gli impatti ambientali sono molto bassi e i consumi abbastanza allineati ai suggerimenti nutrizionali, come ad esempio l’Europa, probabilmente l’aspetto più critico potrebbe essere quello del benessere animale, sul quale interventi di miglioramento sono certamente possibili.
Redazione Carni Sostenibili