La dimensione agricola nell’agroalimentare italiano
I dati statistici non mettono in luce la caratteristica inequivocabile del patrimonio agroalimentare italiano: la sua “dimensione agricola”, i valori culturali, identitari, di tradizione e di appartenenza sociale che esso rappresenta.
Il territorio italiano è storicamente caratterizzato da una pluralità di sistemi agrari con una grande diversità di paesaggi, agroecosistemi e condizioni socio-economiche che nel tempo hanno prodotto una molteplicità di realtà economiche, strutture produttive e mercati di riferimento.
Circa l’80% del milione e mezzo di aziende agricole italiane sono piccole realtà coltivatrici, alle quali vanno aggiunte le innumerevoli pratiche di autoconsumo. Questa multiformità e capillarità rappresenta la specificità italiana, sulla quale si fonda il patrimonio di grande ricchezza e biodiversità di produzioni agricole che, inoltre, rappresentano il presidio più sicuro per il mantenimento dei territori montani e collinari.
Alcuni caratteri peculiari dell’agricoltura contadina sono fondamentali: le forme di conduzione familiare, di comunità e cooperative legate al lavoro della terra, il radicamento locale, le diverse pratiche agricole di tipo conservativo e sostenibile, il controllo del ciclo riproduttivo attraverso la riproduzione delle sementi locali, delle varietà tradizionali e delle razze autoctone.
La presenza di queste realtà è molto importante e serve a garantire la salvaguardia e la tutela del territorio, a ridurre il continuo spopolamento delle aree agricole riportandovi lavoro ed occupazione, riducendo di conseguenza i costi ambientali (assetto idrogeologico, manutenzione dei suoli, tutela della biodiversità), ricostruendo paesaggi sociali e rurali, garantendo la permanenza in luoghi che altrimenti verrebbero abbandonati.
La salvaguardia del territorio è realizzabile principalmente attraverso un’ampia azione di tutela delle imprese agricole: si è infatti assistito a gravi fenomeni di dissesto idrogeologico laddove cessavano progressivamente quelle attività agricole che venivano svolte in piena armonia con il territorio.
I terreni coltivati, infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla loro elevata capacità di assorbimento, aiutando a scongiurare frane e cedimenti del terreno.
Il presidio del territorio da parte dell’agricoltore, la cui opera di manutenzione è fondamentale soprattutto nelle aree marginali di collina e di montagna, deve essere perciò garantito da una corretta politica di tutela ambientale, che supporti e incentivi l’attività da lui portata avanti. In montagna l’allevamento bovino e ovino sono per eccellenza l’attività di presidio attraverso la gestione oculata dei pascoli.
Dal momento che esiste una pluralità di modelli agricoli, ai fini di una corretta gestione del territorio sono necessarie misure adeguate e diversificate secondo le diverse realtà produttive, riconoscendo il mondo agricolo come un modello socio-economico e di conseguenza individuando norme adatte ad esso.
La politica agricola europea (PAC), ossia l’insieme delle regole che l’Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri, ha proprio lo scopo di aiutare gli agricoltori non soltanto a produrre alimenti, ma anche a proteggere l’ambiente, migliorare il benessere degli animali e mantenere economicamente vive le comunità rurali.
La frammentazione delle aziende agricole rende difficile la sostenibilità economica loro e di tutto il settore agroalimentare, con il rischio di abbandono del territorio da parte degli agricoltori e delle loro famiglie. Per questo motivo, la tendenza ad organizzarsi in cooperative o in piccole e grandi industrie deve essere giudicata positivamente, in quanto l’obiettivo è assicurare la sostenibilità economica delle stesse aziende, mantenendone l’identità originale.
Questa tendenza, molto sviluppata in Paesi che fanno dell’agricoltura una ricchezza, permette l’organizzazione di filiere che, come visto, sono quelle che garantiscono il maggior controllo dei prodotti. In ultimo, un aspetto fondamentale di un sistema “organizzato” è la possibilità di integrare al meglio i vari sistemi produttivi affini (es. carne, latte, cereali), aumentando al massimo le efficienze produttive.
Questa agricoltura, “di professione”, è quella più rappresentativa delle principali filiere di produzione della carne in Italia.
Redazione Carni Sostenibili