Il valore economico del settore delle carni in Italia
Il settore delle carni in Italia genera un valore economico dell’ordine di oltre 30 miliardi di euro all’anno, rispetto ai circa 180 dell’intero settore alimentare e ai 1.500 del PIL nazionale. Numeri importanti, che portano le filiere delle carni a contribuire a circa il 15% dell’intero risultato economico dell’industria alimentare italiana. Vediamo dunque un po’ di numeri sulle filiere da cui provengono le carni più consumate in Italia: la carne suina e i salumi, la carne bovina e quella avicola.
Carne suina e salumi
Sommando la parte agricola con quella della trasformazione industriale, il settore della carne suina e dei salumi, fra tutte le carni, è quello caratterizzato da una maggiore dimensione economica. Nel 2014 sono state consumate circa 1,8 milioni di tonnellate di carne suina (tra carne fresca e salumi), di cui il 61% prodotte in Italia e il resto importate (come carne fresca o materie prime per i salumi) da altri Paesi europei. La bilancia commerciale degli animali vivi vede importazioni per poco meno di 1 milione di capi ed esportazioni pressoché trascurabili (circa 4.000 capi).
Per quanto riguarda il settore dei salumi, nel 2014 è stata nuovamente registrata una flessione sia della produzione sia dei consumi, confermando il trend negativo dei tre anni precedenti. La produzione è scesa a 1,17 milioni di tonnellate, con una diminuzione del 1,2% rispetto al 2013; di queste ne sono state esportate circa 149.000 tonnellate, di cui circa il 42% prosciutti crudi (+5,7% rispetto ai dodici mesi precedenti). Il settore dei salumi presenta una bilancia commerciale positiva, con le esportazioni che superano le importazioni (circa 48.700 t, per il 32% provenienti dalla Germania), sia in termini di quantità sia di valore economico.
La carne bovina
Secondo i dati Istat, dei circa 2,5 milioni di capi macellati nel 2014, il 54,5% proviene da vitelloni, il 27% da vitelli a carne bianca, il 17% da vacche a fine carriera e il restante 1,5% da tori/buoi. Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, la bilancia commerciale è negativa, con un saldo che negli anni si è aggirato attorno ai 2,6 miliardi di euro. L’Italia è strutturalmente un forte importatore di bovini vivi per l’ingrasso e di carni bovine (fresche, refrigerate o congelate, destinate al consumo o alla successiva trasformazione industriale); nel 2013 la quota in valore, è stata, rispettivamente, del 42% e del 58% circa della domanda complessiva. Il tasso di auto-approvvigionamento del nostro Paese si attesta intorno al 58% (BDN, 2014).
Gli scambi con l’estero sono caratterizzati in prevalenza da: diminuzione dell’import di animali vivi sia da ingrasso sia da macello, aumento dell’import di tagli economici per la carne fresca, riduzione delle importazioni di carne congelata e conservata da tutti i Paesi e una crescente concorrenza dei Paesi dell’est Europa (Ismea, 2015).
La carne avicola
Nel 2014 la produzione di carni avicole in Italia è stata pari a 1.261.200 t, in lieve aumento rispetto al 2013 (+0,2%). Il nostro Paese è largamente autosufficiente, con un grado di auto-approvvigionamento dell’ordine del 107% nel 2014.
Questo comparto è l’unico tra quelle delle carni italiane a presentare un saldo della bilancia commerciale positivo per quantità e valore, in quanto l’Italia è un esportatore netto di prodotti avicoli. Focalizzando l’attenzione sul commercio con l’estero di carne di pollo, nel 2014 sono state esportate 98.000 tonnellate di carne di pollo (per un valore economico di quasi 197 milioni di euro), a fronte di 67.000 tonnellate di prodotto importato (pari a 160 milioni di euro).
Redazione Carni Sostenibili