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Il ruolo strategico del biogas verso un’economia circolare

Il biogas può essere fatto bene. Soprattutto quando è un modo per valorizzare quelli che sarebbero invece costosi scarti da smaltire.In questo senso, il settore zootecnico ha molto da offrire, e l’Italia, a livello globale, parecchio da insegnare. Il CIB, Consorzio Italiano Biogas, Snam e Confagricoltura hanno presentato pubblicamente un manifesto comune di sostegno alla filiera del biometano italiano, energia rinnovabile (calore, elettricità, biocarburanti e bioplastiche) che si può ottenere dalla digestione anaerobica di biomasse agricole e agroindustriali. Il documento, indirizzato al governo e alla Commissione Europea, è stato diffuso a Roma nel corso di Biogas Italy, gli Stati Generali del Biogas promossi dal CIB in collaborazione con Rimini Fiera, ed evidenzia il ruolo strategico del biometano nella transizione energetica verso un’economia fondata su sostenibilità e circolarità nell’utilizzo delle risorse.

L’Italia è il terzo produttore al mondo di biogas in agricoltura, dopo Germania e Cina, con oltre 2 miliardi di normalmetri cubi di gas naturale equivalente prodotti all’anno. Sono quasi 1500 gli impianti integrati alla filiera agricoltura (il biogas si ottiene anche dai rifiuti organici, dai fanghi di depurazione, dalle discariche ma sono settore estranei al CIB) per una potenza installata che supera i mille MW e una produzione di energia elettrica annua di 8mila GWh. Nel settore lavorano stabilmente circa 13 mila addetti altamente qualificati.

Secondo le previsioni del CIB, suffragate dalle proiezioni dello studio Althesys, la piena operatività del decreto sul biometano potrebbe far raddoppiare l’attuale potenza installata nei prossimi 5-7 anni e far raggiungere il target di 1700 MW complessivi (comprendendo sia la produzione di biogas sia quella di biometano). Una tale potenza installata potrebbe valere una produzione annua di 3,2 miliardi di metri cubi di gas naturale equivalente entro il 2020; 8 miliardi di metri cubi al 2030. Tra il 2009 e il 2015, le imprese agricole che hanno integrato un impianto a biogas hanno generato investimenti per 4,5 miliardi di euro. Il settore oggi dà lavoro a 12 mila addetti stabili, a cui se ne aggiungono 15 mila con l’indotto.

Secondo il manifesto, il biometano è “una fonte rinnovabile, sostenibile, programmabile e consente lo sviluppo di una filiera produttiva caratterizzata da economie di scala, di varietà e di integrazione con ricadute positive sul sistema economico sotto il profilo dell’innovazione tecnologica nei settori manifatturiero, agricolo e dei servizi pubblici urbani”. Il decreto ministeriale 5 dicembre 2013 ha già autorizzato la produzione e l’uso di biometano nell’autotrasporto e la sua immissione nella rete di trasporto del gas naturale, ma l’assenza a tutt’oggi di alcune indicazioni regolatorie, anche a livello europeo, fa sì che il decreto sia solo parzialmente operativo.

In particolare, il manifesto evidenzia la necessità di elaborare un’agenda per il biometano con l’obiettivo di ridefinire l’intervallo temporale per l’accesso agli incentivi, considerata la necessità di modulare in maniera più adeguata la loro attuazione; la previsione di un target annuo di biometano da immettere in rete entro il 2030; l’aggiornamento della normativa nazionale in tema di biocarburanti avanzati coerentemente con la direttiva ILUC e la previsione di un sistema che valorizzi il ruolo della filiera di produzione del biometano nella strategia di riduzione della CO2.

Il biometano si ottiene oggi dalla digestione anaerobica, in appositi impianti, di sottoprodotti agricoli e agroindustriali di effluenti zootecnici e di colture vegetali di secondo raccolto o ottenute da terreni marginali o non idonei alla produzione di colture alimentari, attraverso un ulteriore processo di upgrading del biogas. Il nostro paese, con 1500 impianti di digestione anaerobica in esercizio, è oggi il terzo produttore al mondo di biogas da matrici agricole con 2 miliardi di metri cubi annui. Al 2030 il settore potrebbe soddisfare il 10% della domanda nazionale di gas naturale, pari a circa 8 miliardi di metri cubi.

«Il biometano – commenta Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas – è strategico sia sotto il profilo delle politiche energetiche nazionali che sotto quello ambientale. Il suo processo produttivo può contribuire a ridurre in modo significativo le emissioni del settore agricolo, che rappresentano a livello globale il 14% dei gas clima alteranti e a restituire al terreno sostanza organica. Il digestato, ciò che rimane dopo il processo di digestione anaerobica delle matrici agricole, è un ottimo ammendante naturale. Le imprese agricole possono, in questo modo, abbattere i loro costi di produzione e aumentare competitività e produzioni agricole tradizionali. Un modello di economia circolare, che alcuni ricercatori e agricoltori hanno ribattezzato “biogas fatto bene”, in grado di rilanciare non solo l’agricoltura, ma anche il sistema economico e industriale italiano».

Fonte: La Stampa – Tuttogreen

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