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Ossa bovine, dall’arte alle piante

Fra i numerosi coprodotti della carne bovina, le ossa hanno una particolare importanza, anche perché da esse si ottengono molti prodotti. Dopo lo sgrassamento, dalle ossa bovine è possibile ricavare discrete quantità di sego d’ossa, sostanza fluida ottenuta per estrazione con acqua o con vapore acqueo e usata nella fabbricazione di saponi, candele, lubrificanti.

Sono anche molto utili per la produzione di colla e di nero animale, pigmento oggi usato – oltre che per dipinti, stampe e disegni calligrafici – in processi che vanno dalla raffinazione dello zucchero a quella del petrolio greggio, fino alla rimozione di fluoro dalle acque e alla produzione di fosforo. Vengono anche utilizzate per la produzione di mangimi per gli animali da compagnia, per la produzione di farine proteiche, nella produzione di gelatina per uso alimentare e come fissante e in ambito fotografico.

Dall’essiccazione, torrefazione e polverizzazione delle corna e delle unghie bovine si ottiene un concime naturale ad alta efficienza fertilizzante: la cornunghia. Questa, fra i concimi organici, presenta uno dei più elevati contenuti di azoto. A differenza di quanto avviene con i concimi chimici, la cornunghia consente un rilascio lento dell’azoto e, di conseguenza, una maggior assimilazione da parte delle piante per tutto il loro ciclo vegetativo.

L’azoto della cornunghia è, infatti, contenuto nelle cheratine, le proteine che, anche nell’uomo, rappresentano la componente principale di capelli e unghie. Oltre all’azoto, la cornunghia fornisce anche grandi quantità di fosforo. Con aggiunta di sali potassici, quindi, costituisce un fertilizzante pressoché completo.

Altro fertilizzante che si può ricavare dalle ossa del bovino è la farina d’ossa. Ottenuta polverizzando le ossa, è un prodotto molto utilizzato nella preparazione di concimi di qualità come i perfosfati, la polvere d’ossa e la farina sgelatinata. Dalla farina d’ossa si ottengono anche le ceneri d’ossa, che contengono fosfato di calcio, carbonato di calcio, ossidi di ferro, magnesio e alluminio.

La farina d’ossa bovine è molto ricca di calcio, e indicata soprattutto per migliorare le caratteristiche di terreni troppo acidi, riportandoli così verso la neutralità. Le farine di ossa bovine contengono anche discrete quantità di fosforo, e modeste quantità di azoto.

Le sostanze nutritive, i minerali e i microelementi naturali contenuti nella farina di ossa non sono solo un ottimo fertilizzante: se mescolata alla razione di cibo di cani e gatti, gli forniscono un importante apporto supplementare di calcio.

Fra le ossa bovine ce n’è un altro molto diffuso: lo stinco. Scarnificato e sterilizzato, esso è destinato a diventare un ingrediente per il cosiddetto “pet food”. Può essere anche mangiato crudo da cani di una certa taglia. Masticarlo è utile al cane per ridurre placca e tartaro, che si formano in genere quando gli si dà da mangiare solo crocchette o altri tipi di mangimi secchi.

Meno noto è l’uso che si fa delle ossa nella produzione delle gelatine in campo farmaceutico, per le preparazione degli involucri delle capsule.

Insomma, è proprio vero che quando si parla del bovino è impossibile ignorare quanto, insieme all’ottima carne, esso ci fornisca un’infinità di materie prime per altrettanti prodotti.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.