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Allevamenti e allarmi mediatici: facciamo chiarezza

Riportiamo un articolo di Agostino Macrì, biologo e medico veterinario che, oltre a lavorare per diversi decenni con l’Istituto Superiore di Sanità, è stato docente dell’università La Sapienza e ha collaborato con il Ministero della Salute, delle Politiche agricole alimentari e forestali e con quello dell’Ambiente. Un po’ di chiarezza, in questi tempi di clamori mediatici, di sicuro non guasta. Anzi.

Nella trasmissione Report del 26 aprile 2015 è stato tracciato un quadro drammatico del sistema di allevamento dei vitelli a carne bianca. L’occasione è stata fornita da un episodio che ha coinvolto un veterinario di una ASL che ha “coperto” delle attività illegali di un allevatore. Non tutti sanno che esistono razze bovine da latte e razze da carne. Generalmente i maschi delle razze da latte hanno dei ritmi di crescita molto bassi e quindi non è conveniente utilizzarli per la produzione della carne. Con questi animali è invece redditizio l’allevamento del vitello a carne bianca. Gli animali non appena svezzati, vengono alimentati con mangimi liquidi che hanno ottime caratteristiche nutrizionali ed in pratica è come se venisse continuata l’alimentazione materna. Questo tipo di alimentazione, frutto di rigorosi studi scientifici, viene protratta per quattro – cinque mesi quando gli animali vengono macellati; le carni che si ottengono sono più chiare di quelle degli animali più vecchi  che vengono alimentati con foraggi.

Per incrementare il peso degli animali esistono purtroppo delle “scorciatoie” mediante l’utilizzo di farmaci “anabolizzanti” quali gli ormoni steroidei, gli ormoni tiroidei e i beta agonisti. Si tratta di tecniche che in Italia sono state bandite sin dai primi anni ’60, ma che trovano ancora qualcuno che le applica illegalmente.

Il divieto dell’impiego è dipeso dal fatto che i residui eventualmente presenti nelle carni sono potenzialmente pericolosi. Esistono diversi tipi di pericoli. Gli ormoni steroidei sono potenzialmente cancerogeni, quelli tiroidei possono alterare la funzionalità della tiroide; i beta agonisti possono creare seri problemi al sistema cardiocircolatorio.

Negli anni ’60 non esistevano metodi chimici sufficientemente adeguati per la scoperta dei residui e venivano applicati i metodi “istologici” che nel servizio di Report vengono fatti passare come clamorose innovazioni nei controlli.

Successivamente sono stati sviluppati metodi chimici altamente sensibili che consentono di rilevare anche frazioni di milligrammi di residui. Proprio grazie a questi metodi è stato possibile accertare la maggior parte delle attività illegali.

Le attuali norme prevedono il sequestro e l’eventuale distruzione degli animali nel cui corpo siano stati trovati residui di trattamenti illegali. La sola prova “istologica” di un avvenuto trattamento non è ritenuta sufficiente.

Le analisi del pelo sono molto utili per individuare la presenza di beta agonisti (ma non per gli ormoni steroidei).

Ogni anno, su indicazione dell’Unione Europea, in Italia viene organizzato un piano di controllo dei residui che ha proprio lo scopo di verificare eventuali situazioni di illegalità. Questa attività è iniziata alcuni anni fa ed i risultati ottenuti sono riportati nel sito del Ministero della Salute. Si deve rilevare che con il passare degli anni le positività sono quasi del tutto scomparse.

Quanto premesso è necessario per meglio inquadrare quanto riportato da Report.

La scoperta della “copertura” da parte di un veterinario della ASL risale al 2012 e si deve ragionevolmente ritenere che attualmente la situazione, almeno in quegli allevamenti, se ancora esistono, sia rientrata nella normalità.

La scoperta del crimine, perché di questo si tratta, è il frutto di indagini che sono seguite a controlli minuziosi. Affermare che in Italia gli alimenti non siano adeguatamente controllati è profondamente ingiusto.

I veterinari che controllano singolarmente gli animali macellati sono in grado di capire se sono stati trattati clandestinamente o meno. Proprio sulla base di queste osservazioni decidono quanti e quali controlli fare. Bisogna aggiungere che in molti casi i rivenditori di carne impongono agli allevatori dei disciplinari di produzione che prevedono l’assenza di lesioni istologiche.

Altro argomento sfiorato dal servizio di Report è quello dell’uso degli antibiotici. Anche in questo caso le norme sono molto rigorose: possono essere impiegati soltanto per curare eventuali malattie e solo quelli registrati ed a seguito di una prescrizione veterinaria; il rispetto di queste condizioni assicura l’assenza di residui pericolosi ed anche di problemi legati alla farmacoresistenza.

Molti di coloro che hanno visto la trasmissione hanno avuto l’impressione che il sistema di allevamento in Italia sia fuori controllo e che non esista una sufficiente tutela della salute dei cittadini.

La realtà attuale è completamente diversa. Esistono norme imposte dalla UE in materia di tutela del benessere degli animali allevati e dell’impiego di farmaci veterinari che garantiscono la produzione di carne, latte ed uova prive di pericoli per i consumatori. Esiste anche un sistema di controllo pubblico ed in molti casi anche privato che garantisce il rispetto delle regole.

Questo non significa l’assenza totale di criminali che non rispettano le regole; tuttavia grazie alla costante attenzione degli organi di controllo essi vengono sempre più frequentemente scoperti ed i cittadini ne vengono messi a conoscenza.

Il caso riportato da Report è proprio il frutto di pazienti indagini e non rappresenta quanto avviene nella quasi totalità degli allevamenti italiani. Questo aspetto andrebbe chiarito per evitare la diffusione di inutili e deleteri allarmismi.

Le tecniche di allevamento dei vitelli sono praticamente le stesse in tutti i Paesi, la differenza consiste nei sistemi di controllo che, anche se complessi e molto costosi,  in Italia sono tra i migliori al mondo. Questo aspetto deve essere tenuto presente dai consumatori; quando scelgono le carni di animali allevati e macellati in Italia devono essere consapevoli che il valore aggiunto non è tanto la qualità quanto invece la sicurezza garantita appunto dai sistemi di controllo.

Agostino Macrì

Fonte: Sicurezza alimentare

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.