TOP

The China Study, “inattendibile secondo la scienza ufficiale”

Riproponiamo un commento di Andrea Ghiselli, medico e nutrizionista, su The China Study, libro preso come baluardo da alcuni detrattori della produzione e del consumo di carne. Secondo il professore, intervistato da Michela Dell’Amico su Wired in seguito a un servizio trasmesso da Le Iene, il libro-studio di Campbell è inattendibile, in quanto anche smentito dall’attuale letteratura scientifica. In poche e crude parole: “una mega-bufala”. Vediamo perché.

Il China Study è una mega-bufala. “Ecco perché”

Per ridurre i rischi di tumore “non serve un’alimentazione vegana, ma una moderata e ricca di vegetali”. Andrea Ghiselli, medico nutrizionista, commenta un servizio delle Iene che ha riproposto la teoria che una dieta ricca di frutta e verdura e priva di alimenti di origine animale possa favorire la guarigione dal cancro

“Uno studio propagandato dai vegani ma che è assolutamente superato”, così Andrea Ghiselli, medico nutrizionista e dirigente ricercatore dell’Inran, rispetto al China Study, il celebre studio epidemiologico condotto in Cina negli anni ’70 e ’80 per individuare il rapporto tra alimentazione e malattie. Ieri un servizio delle Iene ha nuovamente preso in considerazione questa vasta ricerca per rafforzare la teoria che una dieta ricca di frutta e verdura e priva di alimenti di origine animale possa favorire la guarigione dal cancro. Ora, sono numerose e affidabili le ricerche sull’importanza di una dieta ricca di vegetali, anche per prevenire i tumori, ma il China Study è considerato non attendibile dalla scienza ufficiale. Perché?

“È lo studio di un ricercatore – spiega Ghiselli – e va contro tantissimi altri studi condotti nel mondo. È uno contro tutti, un pazzo che va contromano in autostrada. Il consumo di latte – che secondo il China Study sarebbe responsabile dell’insorgenza di tumori per colpa della caseina – è invece ufficialmente riconosciuto come un fattore protettivo verso le più importanti malattie cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e molti tipi di tumore”. Secondo Ghiselli, il lavoro svolto da Colin Campbell (famoso anche per essere stato il medico di Bill Clinton), ha avuto successo semplicemente perché ha interpretato quello che un determinato gruppo – vegani e vegetariani – vuole sentirsi dire. “Lo studio non ha corrispondenza con la realtà. È stato fatto 40 anni fa e poi smentito dall’attuale letteratura. Tutti gli orientamenti della comunità scientifica attuale sono contrari. Campbell ha condotto ad esempio esperimenti in vitro, ha messo la caseina in provetta e ha visto che le cellule di un particolare tipo di tumore stavano meglio: ma certo, la caseina ha fornito loro del cibo, ma sarebbe successa la stessa cosa con qualsiasi altro tipo di nutriente. È noto e dimostrato che, al contrario, il latte vaccino ha una valenza protettiva verso le principali malattie del nostro tempo”.

In effetti il China Study ha, tra le altre cose, preso in considerazione l’incidenza di alcuni tipi di tumore correlandoli al consumo di latte, e ha visto che c’è una diretta relazione tra il consumo di latticini (più alto in Paesi come l’Italia o la Francia) e il tumore al seno (molto più raro nei paesi che consumano meno latticini, come la Cina). Se non è per via della caseina, come si spiega?

“Campbell ha considerato la Cina rurale degli anni ’70 e ’80, che aveva abitudini alimentari simili a quelle italiane degli anni ’50. In quell’epoca anche da noi, che consumavamo comunque latticini, la mortalità per tumori e malattie cardiovascolari era molto bassa. Difficile stabilirne il motivo con precisione, ma verosimilmente in Italia prima del boom economico ci si ammalava meno perché si mangiava meno di oggi. Tra l’altro, sia nella Cina degli anni ’70 che nell’Italia dei ’50, se è vero che ci si ammalava meno, è anche vero che si viveva meno a lungo, per via delle molte carenze alimentari (come la carne, che costava troppo). In altre parole, per allungarci la vita e allo stesso tempo vivere sani serve un’alimentazione povera in quantità e ricca in qualità, che includa cibi di origine animale anche se in modo limitato. È l’eccesso di calorie a uccidere e far male, in particolare l’eccesso di zuccheri e grassi, certamente non il latte o i derivati animali, se assunti con moderazione. Quel che serve – in definitiva – non è un’alimentazione vegana, ma un’alimentazione moderata e ricca di vegetali, rispetto ai troppi eccessi della dieta moderna“.

Ci sono prove di questo?

“Ma certamente. Se è impossibile testare queste teorie sull’uomo, ci sono tantissime evidenze sugli animali: restringendo l’apporto energetico, ma assicurando tutti i nutritivi, si aumenta l’aspettativa di vita di ben il 30%. Non a caso, anche tra gli uomini, le popolazioni più longeve sono quelle che mangiano poco e sono più attive”.

Che non è più il caso del nostro Paese. Abbiamo tassi di obesità e sovrappeso in costante aumento, specie tra i bambini, ma restiamo comunque tra i Paesi a più alta aspettativa di vita.

“Noi abbiamo un tasso di eccedenza ponderale (cioè il numero di persone in sovrappeso sommato al numero di obesi) superiore a molti altri Paesi occidentali o europei, e nei bambini questo tasso è altissimo. Ma se isoliamo solo il tasso di obesità – quello più pericoloso – questo resta relativamente basso in Italia. Inoltre il grasso in eccesso non è direttamente correlato al tasso di mortalità, anzi ci sono evidenze che un po’ di grasso in età adulta può proteggere dalla mortalità per tutte le cause, anche se sono dati ancora da confermare. È certo che l’Italia sta costantemente andando peggio in fatto di abitudini alimentari, mentre altri Paesi migliorano, e quindi presto non saremo più così tanto longevi. Come ha detto recentemente un celebre ricercatore americano, gli italiani corrono il rischio di avere figli, nella prossima generazione, che camperanno meno dei loro genitori”.

 

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.