Antibiotici, ormoni e promotori della crescita: qualche chiarimento
Si parla molto di antibiotici e ormoni negli allevamenti, ma troppo spesso si diffondono notizie false o inutilmente allarmistiche. Senza peraltro fare distinzioni fra il contesto italiano e quello di altre parti del mondo. Che, invece, presentano molte differenze fra loro. Vediamo quindi di chiarire brevemente la questione, anche spiegando di che si tratta.
I promotori della crescita e gli ormoni sono sostanze chimiche, naturali o sintetiche, in grado di influenzare il metabolismo degli animali cui sono somministrate per aumentare il loro ritmo di crescita. Un trattamento con queste sostanze ha lo scopo di incrementare il peso in tempi più brevi rispetto a quelli fisiologici, con conseguente risparmio per l’allevatore sulle spese gestionali e di alimentazione e con un potenziale abbattimento dei costi di produzione. L’uso di queste sostanze, ancora permesso negli Stati Uniti d’America, è da molto tempo bandito in Europa.
Gli antibiotici, invece, sono sostanze chimiche che uccidono i batteri o ne impediscono la crescita o la proliferazione. Nel settore veterinario, sin dagli anni ‘50, rappresentano un mezzo fondamentale per il controllo delle malattie infettive. La loro introduzione ha contribuito al miglioramento del benessere animale e rappresenta un mezzo importante per garantire lo standard delle produzioni di alimenti di origine animale.
Negli anni passati, un uso eccessivo di questi farmaci ha determinato l’insorgenza di fenomeni di antibiotico-resistenza. Per far fronte al problema, l’Europa si è mossa per prima in questo ambito e dal 2006 ha completamente bandito l’uso degli antibiotici negli allevamenti se non per scopo terapeutico.
Gli antibiotici possono essere somministrati agli animali solo in caso di malattia e/o terapie curative, e devono essere utilizzati prodotti a ridotto spettro e solo per il tempo necessario ad ottenere la risposta clinica desiderata, nel rispetto del benessere degli animali e delle buone pratiche zootecniche. Inoltre, è previsto un periodo di sospensione del farmaco, prima della macellazione, in modo da garantire l’assenza del principio attivo nell’animale macellato e quindi successivamente nelle carni.
Per garantire un elevato livello di sicurezza alimentare, “l’Italia da sola fa più controlli di tutti gli altri Paesi Ue messi assieme”, spiega Maria Caramelli, Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta: “Se un animale è malato si possono usare gli antibiotici, ma vanno rispettati i cosiddetti tempi di sospensione, per evitare possibili contaminazioni delle carni o del latte”. E i famigerati ormoni della crescita? Anche la dottoressa Caramelli lo conferma: in Europa e soprattutto in Italia sono vietati da decenni, e sugli stessi c’è “tolleranza zero”. A differenza di altri continenti o di nazioni come gli Usa. L’Italia, inoltre, è l’unico paese che a quelli già obbligatori “aggiunge ulteriori controlli, anche sperimentali, proprio per andare verso il rischio zero”. Il consumatore italiano, secondo Maria Caramelli, è quindi “molto tutelato”.
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