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Carne e diabete: altre fragilità del nuovo studio

Molte le fragilità dell’analisi: ignorata la ricerca condotta fino ad oggi, trascurato l’approccio multifattoriale e il metodo utilizzato è poco attendibile.

Attenzione, il nuovo studio che stabilisce l’associazione tra consumo di carne e diabete di tipo 2 rischia di creare l’ennesimo caso di confusione scientifica. Il comitato scientifico di Carni sostenibili ha analizzato il recente studio che prende di mira il consumo di carne, notando alcune incongruenze, peraltro già evidenziate da una parte del mondo scientifico internazionale.

In questo senso, particolarmente interessante l’analisi del dottor Duane Mellor, dietista non coinvolto nello studio e portavoce della British Dietetic Association, e la posizione del dottor Giles Yeo, esperto di obesità presso l’Università di Cambridge (università del primo autore dello studio): entrambi hanno registrato alcune fragilità dello studio esaminato.

Ad oggi, infatti, la ricerca sull’argomento è tutt’altro che arrivata a una fase conclusiva, perché esistono evidenze che la carne non aumenti la glicemia, la resistenza all’insulina, l’infiammazione, fattori di rischio del diabete di tipo 2.

Anzi al contrario, quando le persone sono incoraggiate a limitare l’assunzione di zuccheri e cereali raffinati e aumentare il consumo di fibra con cereali integrali legumi frutta e ortaggi e di proteine magre anche di origine animale sono in grado di invertire e far regredire il diabete di tipo 2. Del resto carne rossa, insieme a quella trasformata e al pollame, sono parte della dieta mediterranea ed è stato ripetutamente dimostrato che l’adesione alla dieta mediterranea ha la capacità di migliorare la sensibilità all’insulina, con anche azioni antinfiammatorie e antiossidanti.

Altre fragilità del nuovo studio

“Nel nuovo studio non viene presa in considerazione la complessità della patologia, non dimentichiamo che sono molteplici i fattori che portano allo sviluppo del diabete di tipo 2”, spiega dice la dottoressa Elisabetta Bernardi, Specialista in Scienze dell’alimentazione, biologa e nutrizionista e docente all’Università di Bari: “Manca un’analisi dei metodi di cottura della carne, tema tutt’altro che accessorio quando si parla di proteine animali e effetti sulla salute, senza contare che il metodo utilizzato nello studio, quello dei questionari auto-riportarti, ha senza dubbio delle criticità”.

Dello stesso avviso il Professor Giuseppe Pulina, Presidente Emerito dell’Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali, Professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Presidente di Carni Sostenibili, per cui il metodo del nuovo studio è parziale e insoddisfacente. “Questa ricerca è una metanalisi che inserisce coorti ex novo senza una storia clinica documentata alle spalle”, spiega l’esperto: “Essendo studi di coorte, non forniscono causazione e quindi non si può stabilire una causalità diretta tra il consumo di carne e l’insorgenza del diabete di tipo 2. Infatti, le associazioni osservate potrebbero essere influenzate da fattori confondenti che non sono stati completamente controllati.”

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.