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SOIA E CARNE

Serve più soia per produrre veg-burger che carne bovina

Un recente studio rivela l’inimmaginabile: le alternative vegetali, sintetiche ed artificiali della carne richiedono da due a sei volte la quantità di soia utilizzata nella produzione di carne bovina.

La produzione e il consumo di carne si trovano oggi ad affrontare sfide importanti per ridurre l’impatto ambientale di questo alimento, garantendo allo stesso tempo sicurezza alimentare, salute e benessere animale. E così, c’è chi prova a buttarsi nel business dei sostituti della carne, tanto a base vegetale quanto derivati da colture cellulari in laboratorio. Sempre più studi, però, mostrano che la produzione di questi artefatti non è più efficiente della carne convenzionale, con un consumo di risorse ed emissioni di gas serra perfino superiori per unità di prodotto. Ad ulteriore conferma arriva un altro studio, che evidenzia come queste “alternative” necessitino di molta più soia della carne d’allevamento, con uno sfruttamento intensivo del suolo e un impatto sull’ambiente molto preoccupante, semmai queste produzioni dovessero prendere il posto della carne tradizionale.

La soia è una coltura ad alto contenuto proteico comunemente utilizzata come mangime per il bestiame, ma è anche l’ingrediente principale dei prodotti di finta carne a base vegetale. Inoltre, non tutti sanno che viene impiegata anche per alimentare le cellule della carne artificiale coltivata in laboratorio. Dati i problemi ambientali che riguardano la produzione di soia, come la deforestazione, gli studiosi hanno pensato di valutare, come non è mai stato fatto prima, quanti semi di soia servono per produrre un’unità di carne di manzo e ogni tipo di suo “sostituto”.

Servono in media 45,55 grammi di #soia come #MateriaPrima per fornire 16 grammi di #proteine in un #HamburgerVegetale, con una conversione meno efficiente della #carne tradizionale. Condividi il Tweet

Dai dati è emerso che, contrariamente a ciò che si pensa, la soia non è molto utilizzata nella razione del bestiame, per una serie di motivi legati al suo impatto negativo sulla qualità della carne. I bovini nutriti con erba o al pascolo non mangiano soia, e quelli nutriti con erba e cereali ne mangiano pochissima, in gran parte bucce sotto forma di pellet. Infatti, la soia costituisce solo il 4% della loro razione, contro il 57% del mais: il grande volume di soia è stato sostituito oggi dai DDGS, Dried Distillers Grains with Solubles, una fonte concentrata di proteine, fibre, grassi e importanti nutrienti utili alla crescita, allo sviluppo e alla salute degli animali, capaci di soddisfare tutte le loro esigenze nutrizionali.

La carne finta a base vegetale, detta anche “Vegan Meat“, è fatta invece principalmente di soia, ma anche pisello o grano, altamente trasformati e additivati per raggiungere il gusto simile alla carne vera. Tuttavia, i contenuti nutrizionali e l’effetto metabolico nell’organismo di questi cibi iper-processati sono molto diversi e poco salutari e non possono sostituire in alcun modo la carne degli animali zootecnici. Analizzando poi la quantità di soia che serve per produrre questi artefatti, dallo studio è emerso che servono in media 45,55 grammi di soia come materia prima per fornire 16 grammi di proteine in un hamburger vegetale, con una conversione meno efficiente della carne tradizionale.

Stessa cosa per quanto riguarda la produzione di carne artificiale coltivata in laboratorio, nota anche come carne sintetica: per crescere, le cellule animali hanno bisogno di un mezzo di coltura ricco di amminoacidi e nutrienti per moltiplicarsi nei bioreattori. La soia è una delle fonti vegetali di proteine più usate in forma di idrolizzato proteico di soia nel medium di coltura. Gli studiosi hanno calcolato che, rispetto all’allevamento del bestiame, anche la carne coltivata in laboratorio necessita di molta più soia per la sua produzione, mostrando che un’unità di carne bovina convenzionale, di carne finta a base vegetale e di carne artificiale richiedono rispettivamente 0,24, 0,54 e 1,44 unità di soia. In pratica, se la carne tradizionale dovesse essere completamente sostituita dalle sue alternative, che richiedono da due a sei volte la quantità di soia della carne bovina, la domanda di soia crescerebbe in modo spropositato, con un impatto sull’ambiente devastante.

Le #ProteineAlternative non ridurranno il tasso di #deforestazione, né sono più sostenibili degli #allevamenti. Anzi, possono causare #inquinamento e il collasso di interi #ecosistemi. Condividi il Tweet

Ricordiamo inoltre che i bovini possono sfruttare terreni marginali e sottoprodotti non commestibili per l’uomo, con un tasso di conversione molto efficiente, trasformando cellulosa non digeribile in alimenti di alto valore nutrizionale per l’essere umano. Quando vengono tirati in ballo i rapporti di conversione dei mangimi bisognerebbe distinguere tra forme commestibili e non commestibili per l’uomo, mentre troppo spesso questa distinzione non viene presa in considerazione, ottenendo statistiche fortemente distorte.

Vista l’enorme quantità di soia necessaria a produrre proteine alternative, non c’è da meravigliarsi che i più grandi produttori e trasformatori di soia siano anche i principali investitori nel settore dei sostituti ultra-trasformati vegetali della carne e della carne artificiale coltivata in provetta. Chi pensa dunque che la produzione di questi artefatti risolverà tutti i problemi ambientali ed etici dovrà fare i conti con la realtà: le proteine alternative non ridurranno il tasso di deforestazione, né sono più sostenibili dell’allevamento del bestiame, anzi possono causare l’inquinamento e il collasso di interi ecosistemi, l’impiego maggiore di erbicidi e fertilizzanti e la morte di molti animali presenti negli habitat interessati da queste produzioni.

Piuttosto che etichettare gli alimenti come “buoni” o “cattivi”, ciò che conta è il “come” vengono prodotti. Oggi ci sono migliori pratiche e modi più sostenibili di allevare il bestiame rispetto al passato, che si basano su principi agro-ecologici, il carbon farming e sistemi rigenerativi integrati, che preservano la salute del suolo, la biodiversità e l’ambiente.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.