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Carne sintetica: ancora troppi i punti oscuri

Girano molte notizie, più o meno attendibili, sulla carne sintetica, ma la scienza ancora non ha stabilito se questo prodotto sia veramente sano, o più sostenibile delle carni naturali. Chiariamo alcuni punti oscuri, con il Professor Pulina.

C’è troppa confusione sul tema della carne sintetica, o meglio, “artificiale” ottenuta in laboratorio. C’è chi sostiene che sia il cibo del futuro, capace di risolvere tutti i problemi (ambientali, salutistici, etici ecc.) e chi invece ci va cauto, esponendone i numerosi pericoli. Per fare luce sui punti ancora oscuri abbiamo utilizzato la relazione presentata la Senato della Repubblica da Giuseppe Pulina, Professore di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti all’Università di Sassari e Presidente di Carni Sostenibili, di fare chiarezza su alcune questioni spinose, riportate in modo inesatto anche dai media. Come stanno davvero le cose dal punto di vista scientifico? La carne coltivata è realmente più sana e sostenibile di quella tradizionale?

Cominciamo dalle numerose contraddizioni che caratterizzano la sua produzione, come l’utilizzo di ormoni e antibiotici. Nonostante i fautori sostengano il contrario, la più estesa review sulle colture di cellule muscolari conferma che la coltivazione della carne artificiale in laboratorio necessita di diversi fattori anabolici di moltiplicazione cellulare quali il GH o l’IGF e di crescita ipertrofica quali esempio gli androgeni, in particolare il testosterone, che aumentano la massa muscolare in vitro, in un ambiente costituito nel bioreattore molto più ricco di fattori anabolizzanti di quelli naturalmente prodotti da un animale in accrescimento. Inoltre, non si conosce ancora il comportamento nel nostro organismo dei cataboliti, sia naturalmente presenti in una massa cellulare a proliferazione e accrescimento extracorporei rapidi, nonché dei fattori di crescita artificialmente aggiunti, quindi la loro bio-dinamica, le modalità di accumulo e di rimozione. E non è noto nemmeno il loro effetto sulla salute umana.

La coltivazione della #CarneArtificiale in laboratorio necessita di diversi #FattoriAnabolici di #crescita, ma non si conosce ancora la risposta del nostro #organismo. Condividi il Tweet

Questo è molto preoccupante e infatti sono ben 53 i pericoli per la salute emersi da uno studio della FAO in collaborazione con l’OMS, che ha valutato la sicurezza dei cibi artificiali. È proprio l’utilizzo dei fattori di crescita e degli ormoni impiegati nei bioreattori per innescare e accelerare l’abnorme crescita cellulare della biomassa muscolare e, in particolare, il meccanismo di proliferazione cellulare, in cui la differenziazione da cellule staminali in mioblasti è bloccata, a innalzare il rischio di mutazioni incontrollate ed inquietare gli esperti. Infatti ci sono rischi concreti che queste molecole bioattive possano interferire e disturbare il metabolismo umano e attivare lo sviluppo di forme tumorali. In zootecnia gli ormoni correntemente inseriti nel processo di produzione della carne artificiale sono vietati da oltre 40 anni e consentirne l’uso è una delle tante contraddizioni di questa produzione. Come l’utilizzo di antibiotici, più che dimezzato in zootecnia in dieci anni (-59%) e impiegati invece nella produzione di carne sintetica, mixati a volte con antimicotici.

Anche se si cerca di far credere il contrario, la carne artificiale non è uguale a quella naturalmente prodotta da un animale. Mancano tutti i tessuti, il connettivo, il vascolare, il grasso, le ossa, le cartilagini, il sangue, e deve essere pesantemente additivata per acquisire il sapore e i micronutrienti naturalmente presenti nelle vere carni. E chi sostiene che sia sbagliato chiamarla “artificiale”, dovrà invece arrendersi al fatto che questo aggettivo è il più appropriato

Sono ben 53 i #pericoli per la #salute emersi da uno studio approfondito della #FAO in collaborazione con l’#OMS, che ha valutato la #sicurezza dei #CibiArtificiali. Condividi il Tweet

Anche della sua presunta maggior sostenibilità rispetto alle carni tradizionali da allevamento, gli studi attuali parlano chiaro. Tenuto conto che secondo le stime FAO da oggi al 2030 il consumo planetario di carne aumenterà del 14%, se questa domanda aggiuntiva venisse soddisfatta esclusivamente con la produzione di carne artificiale, bloccando quindi la produzione di carne naturale, sarebbe necessario costruire quasi 150.000 bioreattori, con un impatto, nella migliore delle ipotesi, più del doppio di quello che si avrebbe se il consumo fosse soddisfatto con l’allevamento naturale di animali zootecnici.

Inoltre, secondo il lavoro pre-review di un gruppo di ricerca dell’Università della California di Davis che utilizza metodi di stima molto più accurati di quelli impiegati nelle precedenti pubblicazioni, i reali impatti della carne artificiale sull’ambiente sarebbero perfino maggiori: fino a 22 volte maggiori della mediana dei dati ottenibili in letteratura, riferita a emissioni per kg di carne bovina disossata, libera da grasso, con aggiunta di frattaglie. In pratica, se paragonati al kg del mix di carni naturali attualmente disponibili sul mercato mondiale, gli impatti della carne artificiale risultano da 10 a 50 volte maggiori.

Insomma la carne artificiale non risolverà sicuramente i presunti problemi legati al consumo di carni e salumi, ma ne creerà altri, sia per la salute umana che per l’ambiente. Sarebbe meglio conoscere bene tutti questi aspetti, prima di buttarsi a capofitto con investimenti importanti in una strada a fondo cieco.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.