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sostenibilità carne e vegetali

Carne, più sostenibile dei vegetali? 

Si può dire che la carne è più sostenibile dei vegetali? Secondo nuovi studi che considerano il valore nutrizionale nella valutazione dell’impatto ambientale, questo non è da escludere.

Considerare gli aspetti nutritivi quando si parla di impatti ambientali dei cibi è un punto su cui sempre più studiosi stanno battendo molto ultimamente, al fine di una corretta valutazione della sostenibilità di un alimento. Questo soprattutto alla luce dei nuovi studi emersi, che valutano gli impatti ambientali degli alimenti in base al loro valore nutrizionale. Infatti, il potere nutritivo di un cibo non è tutto uguale. Basti pensare al valore proteico della carne che è molto superiore a quello dei vegetali. Ed è proprio su questo che gli studiosi pongono l’accento, in quanto per avere la stessa quantità proteica dai cibi vegetali, che hanno qualità proteica inferiore, bisogna assumerne molti di più, con un conseguente aumento di produzione e impatto ambientale più alto. Questo è quanto emerge da un nuovissimo studio che, in base alla qualità proteica dei cibi, ha praticamente dimezzato l’impatto ambientale di carne e latticini, rispetto a quello dei prodotti vegetali, che è invece aumentato di quasi il 60%.

Già nel 2016 uno studio tutto italiano pubblicato su Scientific Reports, aveva preso in esame i valori nutrizionali di vari alimenti sia di origine animale che vegetale, considerando il loro apporto in amminoacidi essenziali, per valutarne l’impatto sull’ambiente. Anche questi risultati hanno confermato che l’impronta ambientale della produzione di verdure, legumi e cereali non è più vantaggiosa della carne. Anzi, per alcuni vegetali l’impatto ambientale è risultato di gran lunga peggiore, per la loro scarsità in amminoacidi essenziali, che comporta un esagerato aumento delle quantità di alimento da assumere, al fine di ottenere gli amminoacidi in modo completo, con seguente sovrapproduzione e maggior impatto sull’ambiente. 

“I nostri dati dimostrano che il concetto di impronta ambientale associato alla produzione di prodotti alimentari contenenti proteine animali o vegetali deve essere rivalutato sulla base del contenuto di amminoacidi essenziali degli alimenti stessi”, commentano gli autori della ricerca: “La produzione di alimenti animali ha un impatto ambientale più basso di quanto determinato in precedenza, in virtù della maggiore qualità intrinseca delle proteine animali, che si traduce in una minore quantità di alimento richiesta e di conseguenza in un ridotto impatto ambientale”. 

Per avere la stessa quantità proteica di #carne, pesce, uova e latticini dai #cibi #vegetali, bisogna assumerne molti di più, con un conseguente aumento di produzione ed #ImpattoAmbientale. Condividi il Tweet

Secondo gli studiosi, confrontare tra loro alimenti con diversa qualità proteica come mele e noci, oppure carne e frumento, ha poco senso e porta a risultati falsati, perché il loro diverso valore nutritivo non li rende direttamente comparabili. L’impronta ambientale infatti non va calcolata considerando solo la quantità di un alimento, le sue calorie o l’apporto di un singolo nutriente, ma considerando nell’insieme tutti i nutrienti di cui l’organismo umano ha bisogno. Si parla quindi di nLCA, la valutazione del ciclo di vita nutrizionale, cioè uno studio LCA in cui l’impatto di un alimento non è messo in relazione alla sua massa, ma al suo valore nutrizionale. È necessario quindi considerare nella nLCA, la qualità delle proteine oltre alla digeribilità e biodisponibilità di tutte le sostanze bio-attive e dei micronutrienti, da integrare nella valutazione dell’impronta ambientale dell’intero LCA, al fine di avere risultati accurati e trasparenti sulla sostenibilità degli alimenti. 

Sempre più scienziati sostengono che i risultati di questi studi nel valutare la sostenibilità in relazione alla qualità globale degli alimenti prodotti e non solo in base alla loro quantità, devono essere presi in considerazione per riscrivere l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile mondiale, ingiustamente troppo severa oggi proprio nei confronti di quegli alimenti che invece possono fare la differenza, come la carne e i cibi animali. Secondo gli esperti infatti, solo con la presenza di cibi animali di alto valore nutrizionale nella dieta si può garantire il corretto apporto di amminoacidi essenziali e nutrienti, in modo efficiente senza sovra sfruttare l’ambiente. Una dieta varia e bilanciata con il mix adeguato di alimenti animali e vegetali, secondo il modello onnivoro, rappresenta ancora una volta il giusto punto d’incontro per garantire una corretta nutrizione, una buona salute umana e un basso impatto ambientale. 

Agronomo e divulgatrice scientifica. Autrice e coautrice di 11 pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli riguardanti l’alimentazione umana e gli impatti della stessa sulla salute e sull’ambiente, nel 2010 ha conseguito il titolo di DoctorEuropaeus e Ph. Doctor in Produzioni Animali, Sanità e Igiene degli Alimenti nei Paesi a Clima Mediterraneo. Cura GenBioAgroNutrition, “un blog a sostegno dell’Agroalimentare Italiano, della Dieta Mediterranea e della Ricerca Biomedica, contro la disinformazione pseudoscientifica”, che aggiorna quotidianamente.