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La Nuova Zelanda smentisce l’IPCC: no diete “veg”

Nuova Zelanda, India e Kenya hanno fatto sostituire nelle sintesi del rapporto IPCC l’espressione “alimenti a base vegetale” con la definizione “diete sane equilibrate e sostenibili”.

La Nuova Zelanda ha rimosso dalla sintesi dell’ultimo rapporto dell’IPCC tutti i riferimenti alla “necessità di diete a base vegetale” per risolvere il cambiamento climatico. È quanto è stato deciso dai diplomatici neozelandesi, in seguito alle numerose e sempre più evidenti prove che un cambiamento drastico verso diete esclusivamente a base vegetale non serve praticamente a niente ai fini ambientali. Anzi. La continua promozione di diete vegetali come unica soluzione sembra quasi un voler proteggere i veri grandi inquinatori del pianeta, come trasporti e industrie, ancora basati sull’energia ottenuta dai combustibili fossili.

Così i diplomatici neozelandesi hanno fatto togliere tutte le diciture riguardanti la “necessità di diete a base vegetale” dalla sintesi dell’ultimo rapporto dell’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change. Questo passo è molto rilevante, in quanto la sintesi è la parte più letta di ogni rapporto IPCC, un documento che nella sua completezza si compone di quasi 3.000 pagine. Infatti, nell’ultimo rapporto dell’IPCC si affermava che il passaggio a diete vegetali, come le diete vegane e vegetariane è una delle misure più efficaci per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Ma a quanto pare, in seguito a studi più approfonditi, è emerso che le cose non stanno proprio così. Ecco perché la Nuova Zelanda ha fatto sostituire nel sommario l’espressione “alimenti a base vegetale” a favore della definizione “diete sane equilibrate e sostenibili”, più coerente con la realtà dei fatti.

Nel rapporto #IPCC #NuovaZelanda, #India e #Kenya dicono stop alla continua promozione delle #DieteVeg come soluzione al #CambiamentoClimatico. Sì invece alle #DieteSane e #sostenibili. Condividi il Tweet

La definizione di “diete sostenibili ed equilibrate” tiene in considerazione l’intero stile di vita delle persone, comprendendo tutte le dimensioni della salute e del benessere. Un portavoce del ministero dell’Ambiente ha approvato questo cambiamento di terminologia, in quanto il termine “diete sane sostenibili” è stato usato anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come scritto anche dalla FAO e dal WHO, infatti, le “diete sostenibili ed equilibrate” tengono in considerazione il basso impatto ambientale, l’accessibilità, la sicurezza e il rispetto della cultura dei popoli.

Il concetto di “dieta sana, bilanciata e sostenibile” inoltre si riferisce a diete complete, che presentano sia alimenti a base vegetale, come cereali integrali, legumi, frutta, verdura, noci e semi, sia alimenti di origine animale di più alto valore nutrizionale. Ed è fondamentale che siano prodotti in sistemi resilienti, sostenibili e a basse emissioni di gas serra. Secondo i diplomatici neozelandesi, è questa la strada giusta da seguire, promuovendo stili di vita che possano arrivare ad una significativa riduzione delle emissioni, includendo la lotta al consumo eccessivo, contro lo spreco alimentare e la sovraproduzione di rifiuti.

Anche l’India e il Kenya si sono unite alla Nuova Zelanda nel rimuovere il riferimento alle diete vegane e vegetariane, e speriamo che siano sempre di più i Paesi finalmente consapevoli di come stanno veramente le cose. Per il bene sia nostro che del pianeta.

 

 

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.