CMCC: come azzerare le emissioni delle aziende zootecniche
La zootecnia può essere una soluzione alla crisi climatica. Lo ribadisce uno studio del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, per cui opzioni di mitigazione su piccola scala possano portare all’azzeramento delle emissioni delle aziende zootecniche.
I settori agricolo, forestale e zootecnico possono contribuire agli obiettivi globali di mitigazione e di sviluppo di un territorio, se vengono messe in atto delle attività sostenibili di uso del suolo. Uno studio diretto dalla fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), mette in luce come le opzioni di mitigazione basate sul settore agricolo, specialmente alla piccola scala, possano portare all’azzeramento delle emissioni delle aziende zootecniche, fornendo un’ampia gamma aggiuntiva di benefici ecologici, ambientali e socioeconomici a livello locale. Anche se a partire dagli anni ‘90 le emissioni degli allevamenti sono infatti diminuite, con una riduzione del 20% in Europa nel 2018, ancora oggi a livello europeo rappresentano più del 60% del totale delle emissioni del comparto agricolo.
“Il settore agricolo”, spiega Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice Cmcc e primo autore dello studio, “ha la caratteristica unica di essere sia parte del problema che della soluzione: da un lato genera emissioni di gas serra, dall’altro può riassorbirle, soprattutto con un’appropriata gestione sostenibile, grazie all’attività di fotosintesi e alla biodiversità dei suoli, rappresentando un importante sink di carbonio. Tutti gli altri settori (energia, edilizia, trasporti) possono impegnarsi per ridurre le proprie emissioni e farle tendere progressivamente a zero, ma non hanno possibilità di sottrarre dall’atmosfera quell’eccesso di CO2 ormai già presente. Il nostro approccio si articola in due fasi successive: per prima cosa realizziamo una stima delle emissioni di gas serra derivanti dalle attività delle aziende zootecniche, ovvero calcoliamo la loro impronta di carbonio, quindi valutiamo il potenziale di alcune attività nel settore agricolo e forestale per la mitigazione delle emissioni stimate nel passaggio precedente”.
I risultati dello studio hanno messo in luce come le opzioni di mitigazione prese in esame, basate sulle pratiche agricole maggiormente sostenibili, possano non solo compensare, ma persino arrivare a portare il settore zootecnico a zero emissioni, a raggiungere, cioè, la carbon neutrality. I ricercatori si sono concentrati su un primo caso studio pilota in Italia centrale, in un’area della provincia di Viterbo con una forte vocazione agricola. Hanno sviluppato e messo a punto un approccio land-based dato dalla combinazione di diverse metodologie, come elaborazioni Gis, misurazioni delle emissioni delle aziende zootecniche attraverso il metodo Lca (life cycle assessment) e altre metodologie dell’Ipcc, per arrivare a una stima precisa delle emissioni di gas serra del comparto zootecnico e del potenziale di mitigazione di diverse opzioni d gestione agricola e forestale su scala locale.
L’approccio land-based sviluppato dai ricercatori Cmcc e Ismea, con il supporto finanziario del programma “Rete Rurale Nazionale 2014–2020”, è diventato di recente anche un “web tool”. È completamente gratuito e accessibile online. La piattaforma consente agli allevatori zootecnici italiani di fare una stima dell’impronta di carbonio della propria azienda zootecnica compilando un breve questionario, per poi passare ad una seconda fase dove sono ipotizzate tutta una serie di azioni, ciascuna con il suo protocollo, per ridurre e compensare le emissioni dell’allevamento.
I ricercatori Cmcc stanno lavorando con Ismea alla creazione di un sistema di tracciabilità della sostenibilità dell’uso del suolo, basato sull’approccio sviluppato, attraverso un meccanismo volontario di incentivazione di pratiche agricole e forestali sostenibili per ridurre e compensare le emissioni zootecniche a livello locale. Il meccanismo utilizzerà dei crediti, che i ricercatori hanno soprannominato “crediti di sostenibilità”, per i molteplici benefici, non solo climatici, che porteranno alle comunità e ai distretti agricoli locali.
Fonte: EFA News