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Ouroboros Steak, mini bistecche dalle cellule umane

Il kit artistico per coltivare bistecche gourmet a partire dalle proprie cellule. Una provocazione presa sul serio: per qualcuno sarebbe una soluzione per non sacrificare gli animali, per altri una via da non percorrere.

L’unica certezza è che servono stomaci forti per digerire l’idea che in futuro potrebbero essere venduti kit per la coltivazione di bistecche gourmet, magari partendo dalle proprie cellule, così da non ricorrere agli animali per mangiare carne.

C’è già il nome: Ouroboros Steak, che si presenta con tanto di strumenti, ingredienti e istruzioni che consentono a chi lo usa di produrre mini bistecche dalle proprie cellule, per il nutrimento umano.

#OuroborosSteak si presenta con tanto di strumenti, ingredienti e istruzioni che consentono di produrre mini #bistecche dalle proprie cellule. Condividi il Tweet

Si tratta di una provocazione artistica, realizzata da Andrew Pelling, Orkan Telhan e Grace Knight, e commissionata per la mostra Designs for Different Futures del Philadelphia Museum of Art: una critica all’industria della carne sintetica coltivata in laboratorio per motivazioni di etica e sostenibilità.

Ouroboros Steak per fortuna non si trova in vendita al supermercato, ma è solo esposta in un museo. Se ne parla perché ha messo nel piatto molte questioni su cui riflettere, fornendo una soluzione assurda a un problema serio, come ha detto Andrew Pelling, biofisico che ha collaborato al progetto artistico.

In primis, alla sua prima apparizione un anno fa alla mostra Designs for Different Futures, questa opera d’arte contemporanea era quasi passata sottotraccia. In autunno, dopo l’esposizione londinese al Museo del Design, gli ideatori dell’opera sono stati inondati da critiche. “Questo progetto è provocatorio, forse troppo provocatorio, ma è anche una dimostrazione di quanto entusiasmo provochi la carne coltivata”, hanno commentato Pelling, Telhan e Knight.

#OuroborosSteak pone una questione importante: la #CarneSintetica prodotta in #laboratorio è davvero più #etica e #sostenibile? Condividi il Tweet

Cosa è cambiato? Il tema è di grande attualità. La carne prodotta in laboratorio, che quindi non uccide animali, è davvero etica e sostenibile? Come agisce questa carne all’interno del corpo umano e durante la digestione? Che sostanze usano per la coltura in vitro? Che tecnologia serve, bioreattori a domicilio? E come mai gli investimenti nell’agricoltura cellulare sono aumentati notevolmente negli ultimi anni? Sarà che il mondo della finanza ha fiutato il possibile affare miliardario sul lungo periodo?

Partiamo dalla sostenibilità. La carne coltivata in laboratorio potrebbe nuocere all’ambiente più della carne bovina. A dirlo è lo studio “Climate Impacts of Cultured Meat and Beef Cattle” della Oxford Martin School del Department of Physics dell’università di Oxford, in cui si evidenzia che in alcune circostanze la carne coltivata in laboratorio può peggiorare la situazione ambientale e che tutto dipende da come viene prodotta l’energia per produrre la carne in laboratorio.

Senza una transizione su larga scala verso un sistema energetico decarbonizzato, i nuovi tipi di carne da laboratorio non avranno un basso impatto ambientale. Non sarebbe più saggio continuare a investire per ridurre ulteriormente l’impatto della filiera della carne tradizionale?

A seguire ci sono le riflessioni sulle disuguaglianze. Se per alcuni produrre carne sintetica aiuterebbe a coprire la maggiore richiesta di carne della popolazione mondiale in crescita (oltre 9 miliardi nel 2050), di fatto non potrebbe essere acquistata nei Paesi più poveri. La carne realizzata in laboratorio ha costi economici ed energetici elevati, quindi non potrà essere per tutte le tasche.

La #CarneSintetica realizzata in #laboratorio ha costi economici ed energetici elevati, quindi non potrà essere per tutte le tasche. #NuoveDisparità Condividi il Tweet

Basti pensare che gli esperti del settore, stimano che il business della carne coltivata potrebbe raggiungere i 214 milioni di dollari entro il 2025, e più del doppio fino a 593 milioni di dollari entro il 2032. All’inizio di quest’anno, il programma Growing Convergence della National Science Foundation ha assegnato all’Università della California una sovvenzione di 3,5 milioni di dollari per ricerca sulla carne coltivata in laboratorio. Non potrà mai essere venduta a prezzi concorrenziali, perché bisogna rientrare nell’investimento.

Infine, ma solo in ordine di elenco, c’è la questione etica. Lo start che può dare avvio alla crescita deve essere una cellula muscolare alimentata con nutrienti di origine animale. Per ottenerli occorre prenderli comunque da un animale o dall’uomo. È più etico nel primo o nel secondo caso? “Nel nostro scenario, almeno si dà il consenso prendendo le cellule umane. Nel mondo delle carni coltivate in laboratorio, si prendono cellule da animali senza il loro consenso “, evidenziano gli ideatori di Ouroboros Steak.

L’unica via di buon senso percorribile sembra essere quella classica, ovvero consumare i quantitativi di carne suggeriti dalla dieta mediterranea e continuare a migliorare i metodi di produzione in chiave sostenibile.

L’unica via di buon senso percorribile sembra essere quella classica, ovvero consumare i quantitativi di #carne suggeriti dalla #DietaMediterranea. Condividi il Tweet

 

Giornalista ed eco blogger, da sempre si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale e al food. Scrive per testate giornalistiche sia cartacee sia online e per blog aziendali. È laureata in Sociologia, con indirizzo Territorio e ambiente, all'università La Sapienza di Roma.