Allevamenti, in prima linea contro l’antibiotico-resistenza
Siete davvero sicuri che gli allevatori non sappiano cosa sia l’antibiotico-resistenza, o che non se ne interessino? Ebbene, sono fra le categorie che hanno preso più seriamente il problema, con riduzioni massive dell’uso di antibiotici in allevamento. Nell’allevamento suinicolo di Michele Bonati, ad esempio, nell’ultimo anno e mezzo l’uso di antibiotici è stato ridotto di oltre il 50%. A differenza di quanto avviene in medicina umana o con gli animali da compagnia, con cui gli antibiotici sono usati spesso ancora con troppa disinvoltura, negli allevamenti farmaci veterinari ed antimicrobici sono usati solo se o quando strettamente necessario, e solamente su prescrizione di un veterinario. Veterinario che, attenzione, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, non può neppure vendere farmaci all’allevatore a cui li prescrive.
Una volta, è vero, in molti allevamenti gli antibiotici si usavano in modo eccessivo, o comunque anche quando non era strettamente necessario. Oggi, per una serie di motivi che vanno dalla banale riduzione dei costi alle migliori condizioni degli animali e quindi del benessere animale rispetto al passato (maggiore ventilazione, controllo della temperatura, più spazio e luce, migliore mangimistica ecc.), fino ad una presa di coscienza del problema dell’antibiotico-resistenza da parte degli allevatori, non è più così. Non solo, anche grazie ad un maggior ricorso ai vaccini, oggi è possibile anticipare il problema, evitando grazie a tutte questi miglioramenti che gli animali si ammalino. Una conferma in più del fatto che gli allevatori, a differenza di chi ne parla senza mai averne conosciuto uno, non sono ignoranti insensibili e strafottenti. Sono persone che fanno al meglio il proprio lavoro, per il bene di tutti. #AlleviamoRispetto