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Allevamento intensivo non significa senza spazio

Ormai parlano tutti, ma proprio tutti di allevamento intensivo, anche se a nessuno è ben chiaro cosa ciò significhi. Generalmente si crede che voglia dire allevare molti animali in poco spazio, eppure non è necessariamente così. Anzi. Spesso in aziende “intensive” con migliaia di capi gli animali possono avere moltissimo spazio a disposizione. Viceversa, in piccoli allevamenti a conduzione familiare ci possono essere una manciata di animali costretti a stare nei pochi metri quadrati di una piccola stalla. Un allevamento intensivo è di solito un allevamento moderno, in cui si sono fatti anche grandi investimenti, mentre quelli estensivi sono caratterizzati da basse tecnologie, come quelli tradizionali pastorali.

Meglio i secondi? Dipende. Gli allevamenti intensivi, tirando le somme, sono quelli che impattano meno sull’ambiente. Nel caso degli allevamenti intensivi di suini, ad esempio, le emissioni per kg di carne sono abbattute del 50%. Come ricorda il professor Giuseppe Pulina, insomma, il giudizio sulla qualità di un allevamento non dovrebbe basarsi sull’intensitività o estensività dei capitali di un’impresa zootecnica, ma sulle sue caratteristiche oggettive che, lo ricordiamo, sono una conseguenza dei comportamenti dell’allevatore. Nel caso degli allevamenti intensivi, spesso definiti anche “industriali”, gli allevatori hanno generalmente maggiori risorse a disposizione, destinate modernizzare gli allevamenti e quindi a migliorare il benessere degli animali.

 

Presidente Emerito dell'Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali, Professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Presidente dell’Associazione Carni Sostenibili. Fra i migliori esperti globali in scienze animali, è incluso nel 2% di scienziati maggiormente citati al mondo.