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Emissioni di metano dovute ai combustibili fossili sottostimate del 45%

Le emissioni di metano di origine fossile sono più alte del previsto: nuove ricerche svelano che sono state sottostimate mediamente del 45%. Oltre alla quasi totalità della CO2 di origine antropica, i combustibili fossili contribuiscono anche alla metà delle emissioni di metano. Ridimensionato il ruolo dei ruminanti quali contributori al cambiamento climatico.

Un vecchio adagio dei Matematici recita “conto fatto, conto sbagliato”. Anche in materia di contributo ai gas serra, il continuo aggiornamento della letteratura scientifica getta una luce nuova su quali settori contribuiscono maggiormente al cambiamento climatico e, perciò, quali siano le abitudini da correggere per mitigare il nostro impatto sul clima.

In questo sito da tempo insistiamo che il settore zootecnico complessivamente rappresenta soltanto il 10% delle emissioni globali di gas serrigeni, secondo la stima della FAO e una ricerca pubblicata recentemente sulla rivista Nature conferma questo dato.

La #zootecnia complessivamente rappresenta soltanto il 10% delle #emissioni globali di #GasSerra. Condividi il Tweet

Gli autori hanno calcolato la concentrazione di metano, il più importante gas serra emesso globalmente dal settore zootecnico (50% delle emissioni del settore espressi in CO2 equivalente) e derivante principalmente dalle fermentazioni ruminali (44%) e dalle deiezioni (6%) [FAO, modello GLEAM], a partire dalle concentrazioni  preindustriali del gas contenute nell’aria intrappolata nei ghiacci polari e basandosi sull’isotopo radioattivo del carbonio (14C), o radiocarbonio, che nel metano derivante dai combustibili fossili è assente: le emissioni di questo gas imputabili a quest’ultima fonte sono state sottostimate mediamente del 45%, per cui oltre alla quasi totalità della CO2 di origine antropica, i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) contribuiscono anche alla metà delle emissioni antropogeniche di metano.

Le #emissioni di #metano imputabili ai #CombustibiliFossili (#gas, #petrolio e #carbone) sono state sottostimate mediamente del 45%. Condividi il Tweet

Se allora rifacciamo i conti, basandoci anche sulle ultime stime della ripartizione globale dei gas serra pubblicate sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics, troviamo che il contributo antropico alla produzione di metano è pari a 354 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, delle quali 97 milioni (il 27%) dovute all’allevamento animale. Se riportiamo questo dato alle emissioni antropogeniche complessive di gas serra, stimabili intorno ai 50 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, troviamo che il metano prodotto da tutti gli animali zootecnici della Terra, trasformato in CO2 equivalente moltiplicando la quantità del gas per il fattore 28, contribuisce ai gas serrigeni per il  5,4%  (pari a 2,8 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente) ed essendo questo il 50% delle emissioni degli allevamenti, come detto sopra, il loro contributo ai gas di origine antropica è del 10% come volevasi dimostrare.

Il #metano prodotto da tutti gli #animali #zootecnici della Terra, trasformato in #CO2 equivalente moltiplicando la quantità del gas per il fattore 28, contribuisce ai #GasSerra per il 5,4% Condividi il Tweet

Si noti per inciso che le risaie e i bufali utilizzati per coltivarle in Asia emettono 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente pari al 3,4% delle emissioni globali. In conclusione, il 100% delle emissioni di CO2, la metà di quelle di metano e 1/3 di quelle di protossido di azoto queste ultime espresse in equivalenti di CO2, derivano dai combustibili fossili: è ancora il caso di prendere seriamente in considerazione l’affermazione che “non mangiando carne (e gli altri prodotti di origine animale) salveremo il mondo”?

Presidente Emerito dell'Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali, Professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Presidente dell’Associazione Carni Sostenibili. Fra i migliori esperti globali in scienze animali, è incluso nel 2% di scienziati maggiormente citati al mondo.