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Ora per Greenpeace pure lo smog è colpa degli allevamenti

Ormai il “Verbo”, secondo Greenpeace, si è stabilizzato: gli allevamenti animali (quelli intensivi, ben inteso) sono i maggiori responsabili dei mali climatici (e non solo) che ci affliggono. La realtà però è diversa: i dati ISPRA mostrano come per il particolato primario (PM10 e PM2,5) l’influenza degli allevamenti sia di poco conto.

L’ultima trovata dei detrattori del settore zootecnico, in giorni di smog, è che gli allevamenti siano i più importanti contributori all’accumulo di smog e polveri sottili (le cosiddette PM10 e PM2,5) che tendono a formare la parte più pericolosa di questo nemico invernale. Per corroborare questa “notizia”, Greenpeace cita il report ISPRA (National Inventory Report, 2019) secondo il quale “gli animali nelle stalle sono responsabili del 15,1% dell’inquinamento da pm 2,5”, con dati che superano per importanza tutti gli altri settori, eccetto il riscaldamento domestico.

#Agricoltura e #zootecnia hanno rappresentato complessivamente il 7,7% delle #PolveriSottili emesse in Italia nel 2017. Ma c'è chi le accusa anche per lo #smog! #StopFakeNews Condividi il Tweet

Mi rendo conto che leggere attentamente il report ISPRA è un lavoro faticoso e che occorre anche una certa competenza per farlo, ma riportare dati totalmente inventati non giova alla causa di Greenpeace (e alle sue molte battaglie, in gran parte condivisibili).

Mettiamo un po’ di numeri in ordine: nel 2017 sono stati sversati nell’aria italiana 196.000 tons di PM10 e 165.000 tons di PM2,5, per un totale di 361.000 tons di polveri sottili (quasi 6 kg/anno per abitante), con un miglioramento del 33% e 28% rispettivamente se comparati al 1990 (in quell’anno abbiamo respirato oltre 9 kg di polveri sottili a testa in Italia).

Leggere attentamente il report #ISPRA è un lavoro faticoso e occorre una certa competenza per farlo, ma riportare dati totalmente inventati non giova alla causa di #Greenpeace. #StopFakeNews Condividi il Tweet

L’agricoltura (tutta, compresa la zootecnia) ha rappresentato l’11,7% del PM10 e il 3,2% del PM2,5, complessivamente il 7,7% delle polveri sottili emesse in Italia nel 2017, con una riduzione complessiva, dal 1990 ad oggi, di 12.000 tons riversate in atmosfera. A confronto, la combustione in impianti non industriali è aumentata da 135.000 tons nel 1990 a 227.000 tons nel 2017, andando a costituire il 62,9% delle polveri sottili.

Allora: l’agricoltura contribuisce poco e in maniera decrescente allo smog, mentre le altre fonti rappresentano oggi oltre il 92% delle emissioni di polveri sottili. È per questo che il nebbione londinese è stato combattuto abbattendo i camini a carbone e non certo gli allevamenti. Gli inglesi di quel tempo, pur nella nebbia, ci avevano visto meglio.

L’#agricoltura contribuisce poco e in maniera decrescente allo #smog, mentre le altre fonti rappresentano oggi oltre il 92% delle #emissioni di #PolveriSottili. #StopFakeNews Condividi il Tweet

Presidente Emerito dell'Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali, Professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Presidente dell’Associazione Carni Sostenibili. Fra i migliori esperti globali in scienze animali, è incluso nel 2% di scienziati maggiormente citati al mondo.