2° Conferenza Internazionale sulla Nutrizione: il settore della zootecnia per la prima volta protagonista attivo
Dal 19 al 21 novembre si è tenuta a Roma la seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione. L’evento, organizzato congiuntamente dall’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) insieme all’Organizzazione mondiale della Sanità (WHO), ha visto la presenza di numerosi attori internazionali, impegnati fra le altre cose nell’approvazione di due importanti carte: la Dichiarazione di Roma sulla Nutrizione, un documento di impegno politico, e il Quadro d’azione, una guida tecnica per l’attuazione degli impegni presi durante la tre giorni romana.
Fra i principali argomenti trattati c’è stato ovviamente quello riguardante la produzione di carne e di alimenti di origine animale. Per capire meglio di cosa si è discusso durante la Conferenza, abbiamo fatto qualche domanda a una dei presenti all’evento: Lara Sanfrancesco. Il direttore di Unaitalia, infatti, ha partecipato ai lavori in veste di delegata presso la FAO dell’International Poultry Council, l’organizzazione che rappresenta tutti i produttori mondiali di carni avicole.
Di cosa si è discusso a Roma, durante questa importante Conferenza Internazionale sulla Nutrizione?
La seconda conferenza internazionale sulla nutrizione è un evento globale di portata storica. La prima edizione ha avuto luogo nel 1992, da allora il mondo è cambiato e la lotta alla malnutrizione ha assunto connotati differenti, ma rimane sempre un tema globale fondamentale. La conferenza ha riunito i rappresentanti di oltre 170 governi – fra cui oltre 100 ministri e vice ministri – che hanno affermato il loro impegno nello stabilire politiche nazionali per la lotta alla malnutrizione in tutte le sue forme, ed il miglioramento dei sistemi alimentari per garantire regimi dietetici adeguati per tutti. Nel corso dei lavori, i governi hanno adottato la Dichiarazione di Roma sulla nutrizione, insieme a un piano d’azione che offre soluzioni concrete su vasta scala per la lotta contro la malnutrizione, la promozione di diete sane e modelli alimentari sostenibili sul piano ambientale, dalla fase di produzione a quella della distribuzione, secondo l’approccio a noi molto familiare “dal campo alla tavola”.
Quali sono state le novità riguardanti il settore “livestock” emerse durante la Conferenza?
Delle oltre 2.200 persone che hanno partecipato ai lavori della conferenza, 150 erano rappresentanti della società civile e quasi 100 del settore privato. Nella dichiarazione conclusiva dei lavori sia il Direttore Generale della FAO Josè Graziano da Silva, come pure il delegato dell’OMS Chestnov, hanno evidenziato l’importanza della loro presenza, riconoscendoli come alleati essenziali nella lotta contro la malnutrizione. In questo contesto un ruolo importante è stato giocato proprio dal settore zootecnico – che comprende il mondo delle carni e delle uova, il settore lattiero caseario e la mangimistica – e che ha per la prima volta espresso il proprio impegno nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Dichiarazione di Roma.
L’essere stati invitati per la prima volta con una loro propria autonomia ha portato le Associazioni internazionali dei settori delle carni, delle uova, caseario e feed a presentare una Dichiarazione comune. Di cosa si tratta?
Si tratta di uno statement, presentato sia nel corso di una pre-conferenza del settore privato alla presenza dei vertici di Fao ed OMS, sia in fase conclusiva dei lavori della assemblea plenaria lo scorso 21 novembre. Il documento comune evidenzia l’impegno del settore zootecnico mondiale nel favorire la collaborazione pubblico-privato nella lotta alla malnutrizione e nella riduzione degli sprechi e degli impatti ambientali. 5 i punti essenziali evidenziati nel documento: scambio di esperienze e conoscenze, processi condivisi di miglioramento della sostenibilità ambientale mediante l’applicazione delle migliori pratiche e tecnologie disponibili, lotta alle carenze alimentari soprattutto l’anemia per le donne in età riproduttiva; accesso a diete sane e diversificate e lotta a malattie correlate alla carenza di elementi essenziali come ferro, zinco, calcio, riboflavina, vitamina A e B12, connesse allo scarso apporto di proteine animali, in particolare in neonati, bambini, donne in gravidanza ed allattamento; impegno nell’aiutare i consumatori a scegliere una dieta sana e diversificata, migliorando parimenti la qualità dei prodotti riducendo quantità eccessive di grassi, grassi trans soprattutto industriali, zuccheri e sodio; riconoscimento dell’importanza dell’educazione alimentare a tutti i livelli con campagne promozionali, programmi di alimentazione scolastica, corretto bilanciamento dei nutrienti e delle porzioni per prevenire abitudini alimentari sbilanciate, associate ad obesità e sviluppo delle malattie non trasmissibili, come il diabete.
Qual è stata la sua percezione durante questa edizione della Conferenza FAO/WHO dell’approccio nei confronti delle proteine animali e della carne in particolare?
La sensazione è stata quella di un approccio equilibrato e collaborativo da parte di tutti gli attori coinvolti, a partire proprio dalla FAO e dall’OMS. La presenza del nostro settore ed il senso di responsabilità dimostrato anche dalla partecipazione attiva ad altri tavoli in materia di sostenibilità e nutrizione hanno, a mio avviso, fatto la differenza. Del resto è un dato di fatto incontestabile che il miglioramento delle condizioni di benessere nel mondo porteranno ad un aumento importante della domanda di proteine animali, gli esperti stimano tassi di crescita a due cifre da qui al 2050, ad esempio, dei consumi di carni avicole.
Questo processo ruota attorno a due temi chiave: “food security”, e cioè la disponibilità globale di cibo e capacità di accesso ai nutrienti essenziali per garantire a tutti adeguati stili di vita, e “food safety”, intesa come sicurezza degli alimenti e sostenibilità dei processi produttivi. I due temi sono imprescindibili, come lo è anche il ruolo del mondo produttivo che, consapevole anche del valore “etico” delle proprie produzioni, deve necessariamente svolgere un ruolo da protagonista per tradurre in impegni concreti queste esigenze.
Quali saranno gli sviluppi futuri degli impegni presi in questi giorni?
L’ICN2 è ovviamente un punto di partenza importante, ma la reale portata dell’iniziativa la vedremo nei prossimi anni laddove sarà tradotta in azioni concrete e tangibili da parte dei governi e del settore privato. FAO ed OMS saranno impegnati nella promozione e nel monitoraggio di queste azioni. Non dimentichiamo poi che è alle porte Expo 2015 che ha al centro, e non a caso, proprio il tema della nutrizione. Più volte è stato richiamato il legame tra la Conferenza e l’esposizione universale, lo stesso DG FAO ha parlato di una futura “decade della nutrizione”.
Torniamo ai temi di casa nostra. Quale potrebbe essere il ruolo delle filiere italiane delle carni in questo importante percorso?
Noi italiani siamo portatori di un modello alimentare e culturale, la dieta mediterranea, che è diventato patrimonio dell’Unesco. Dobbiamo essere consapevoli dell’importanza di questo riconoscimento e continuare a diffondere corrette abitudini alimentari, divenendo protagonisti di uno scambio continuo di conoscenze e buone pratiche. L’iniziativa “Carni sostenibili” e la “Clessidra ambientale” vanno proprio in questa direzione. Nel nostro piccolo, stiamo facendo “sistema” come accaduto a livello mondiale per il “livestock sector” ed i risultati non tarderanno ad arrivare. La carne ha ed avrà sempre di più un ruolo essenziale nei regimi alimentari mondiali: il nostro impegno è quello di promuoverne un consumo adeguato e consapevole, in linea con le raccomandazioni degli esperti di tutto il mondo, che vedono nella dieta mediterranea il modello alimentare migliore per la salute e parimenti sostenibile per l’ambiente.
Redazione Carni Sostenibili